Rugby e infortuni: la fisioterapia è la risposta!

Infortuni nel rugby: come intervenire con la fisioterapia

Gli sport da contatto sono davvero tanti, ciascuno contraddistinto da regole e formazioni squadra ben precisi che, in un modo o nell’altro, riescono ad appassionare milioni di persone in tutto il mondo. Tra questi rientra il rugby, uno sport di squadra composto da circa 15 giocatori che hanno lo scopo di raggiungere la linea di meta, accumulare punti e, ovviamente, vincere la partita.

Come in qualsiasi altro sport, anche i giocatori di rugby sono esposti a numerosi rischi e soggetti a traumi di varia natura. Se in molti casi non è possibile evitarli, si può comunque intervenire tempestivamente e adeguatamente per limitare danni e conseguenze.

Quali sono i traumi più comuni nel rugby?

Il rugby è uno sport di estremo contatto, che prevede ammucchiate, mischie e placcaggi che comportano, inevitabilmente, degli infortuni di tipo diretto, cioè causati dal contatto con altri giocatori o con il terreno di gioco stesso.

Nella maggior parte dei casi, gli infortuni del rugby coinvolgono gli arti inferiori, in particolare le articolazioni di piede, caviglia, anca e ginocchio. Non solo, perché purtroppo il rugby rientra tra quegli sport che provocano infortuni anche al viso e alla testa che, nel peggiore dei casi, hanno come conseguenza la commozione cerebrale.

Rimanendo sul piano ortopedico, i principali infortuni nei quali i giocatori di rugby incorrono frequentemente sono:

  • contusioni da contatto, note anche come lividi o botte;
  • fratture, che possono coinvolgere anche le componenti della cassa toracica come sterno e costole;
  • tendinopatie, cioè infiammazioni dei tendini (in particolare il tendine di Achille);
  • dolore alla spalla, talmente frequente da essere denominata “spalla del rugbista” e spesso associata a una lesione della cuffia dei rotatori.

Oltre questi infortuni appena elencati, ne esistono altri due che meritano maggiore attenzione: si tratta dei traumi al rachide vertebrale e della lussazione alla spalla.

Rugby e rachide vertebrale

Lo sport del rugby sottopone a numerose e continue sollecitazioni tutte le articolazioni e tutti i muscoli del corpo, quindi sia la colonna vertebrale, sia i muscoli paravertebrali vengono coinvolti.

In particolare, le costrizioni sopportate dal rachide variano in base al ruolo che il giocatore ricopre in squadra e, a seconda della proporzione e dell’intensità, possono provocare:

  • distorsioni;
  • compressioni;
  • trazioni.

Questi meccanismi possono dare vita a lesioni acute, quindi semplici fratture ed ematomi, e lesioni croniche, soprattutto di tipo artrosico.

In questi casi, è necessario l’intervento di un’equipe specializzata e professionale che possa prendersi cura dell’atleta a tutto tondo: fisioterapista, allenatore, preparatore atletico e medico specialista sono tutte figure indispensabili per tutelare la salute degli sportivi, ideare allenamenti personalizzati e controllare costantemente lo stato di salute della colonna vertebrale.

Solo attraverso il lavoro di squadra (per rimanere in tema) è possibile prevenire e limitare i danni, oltre che garantire agli atleti di poter proseguire la loro carriera agonistica senza alcun impedimento fisico.

Rugby e lussazione alla spalla

La spalla è tra le articolazioni che gode di maggiore movimento e, proprio per questo, fa parte delle enartrosi, cioè quelle articolazioni che possono muoversi su tutti e tre i piani dello spazio.

Il fatto che la spalla sia molto esposta a infortuni e traumi è dato dal suo fragile equilibrio tra stabilità e mobilità, oltre che dalle sollecitazioni frequenti alla quale è sottoposta sia durante le vita quotidiana, sia in occasione di attività sportive come il rugby.

Un giocatore di rugby che subisce un trauma alla spalla può seriamente incorrere in un peggioramento della qualità della vita e, nel peggiore dei casi, vedere la propria carriera compromettersi al punto da dover essere interrotta.

Il trauma principale alla spalla che coinvolge i rugbisti è la lussazione, cioè la perdita totale del collegamento tra due o più capi articolari, nello specifico tra omero e cavità glenoidea. La lussazione alla spalla è un infortunio molto doloroso, oltre che estremamente riconoscibile per via dei suoi sintomi peculiari:

  • dolore acuto;
  • deficit funzionale della spalla;
  • malposizionamento della testa dell’omero che, nella maggior parte dei casi, esce dalla sua normale sede anatomica.

Nei casi peggiori, la lussazione è esposta, oltre che estremamente dolorosa.

Per fortuna, è possibile prevenire un infortunio come la lussazione della spalla: il giocatore di rugby deve migliorare funzionalità, propriocezione e stabilità dell’articolazione allenando non solo la forza dei muscoli stabilizzatori, ma anche il loro coinvolgimento nel movimento.

Ecco perché è importante che ogni atleta segua un allenamento personalizzato, che tenga conto non solo dei suoi punti di forza, ma anche e soprattutto dei suoi punti deboli; solo lavorando su questi, infatti, è possibile fornire all’atleta gli strumenti necessari per non andare oltre i propri limiti e prevenire infortuni gravi, invalidanti e compromettenti.

Quali sono le cause degli infortuni nel rugby?

Quando un giocatore di rugby si fa male le cause possono essere molteplici e variano da infortunio a infortunio. A volte, la causa è da ricercare in una muscolatura debole e non adeguatamente allenata, mentre in altri casi può subentrare una condizione di propriocezione alterata, cioè l’incapacità da parte del giocatore di muovere correttamente il suo corpo esponendosi (da solo) a un infortunio.

Ciò che manca, spesso e volentieri, è proprio la consapevolezza: molti giocatori di rugby (e non solo) “esagerano” perché non hanno alcuna cognizione di ciò che stanno facendo. Pertanto, è fondamentale che il preparatore atletico, il fisioterapista e l’allenatore gli forniscano le indicazioni necessarie per consentirgli di sfruttare il proprio corpo correttamente, così da essere performante senza, tuttavia, incorrere in gravi rischi.

Si possono prevenire gli infortuni nel rugby?

Prevedere il futuro non è possibile, quindi non è possibile sapere in anticipo cosa potrà mai accadere in occasione di una partita. In ogni caso, è possibile limitare il rischio di infortuni nel rugby attraverso un allenamento mirato ed efficace, strutturato per categorie:

  • allenamento aerobico, che allena la capacità cardio-polmonare allo sforzo;
  • allenamento di allungamento, per far sì che i muscoli non siano solo forti, ma anche flessibili;
  • allenamento di rinforzo, che aumenta la forza dei muscoli e la stabilità centrale;
  • allenamento propriocettivo, che consente all’atleta di avere un buon controllo del proprio corpo e del suo movimento.

Come si trattano gli infortuni nel rugby?

Come in tutti gli infortuni sportivi, il primo approccio terapeutico utilizzato è di tipo conservativo e solo nel caso in cui l’atleta non rispondesse adeguatamente si dovrà procedere con la chirurgia.

L’approccio conservativo prevede un trattamento farmacologico, a base di antinfiammatori e antidolorifici, che faccia da supporto alla terapia riabilitativa da compiere insieme a un fisioterapista specializzato.

La riabilitazione fisioterapica è, infatti, sempre consigliata agli sportivi che subiscono un infortunio, perché devono necessariamente ristabilire l’equilibrio muscolo-scheletrico che un incidente altera in modo inevitabile.

Infortuni nel rugby e fisioterapia

La fisioterapia sportiva è svolta da un fisioterapista, quindi una figura professionale (come gli specialisti di FisioOneCare di Parma) che si occupa proprio delle disfunzioni nelle aree della motricità (e non solo).

In base all’infortunio subìto dall’atleta, dai sintomi riportati, dalla zona coinvolta e dagli obiettivi da raggiungere, il fisioterapista elabora un piano riabilitativo personalizzato che punta a:

  • prevenire l’insorgenza di patologie degenerative, grazie all’aumento dell’elasticità, della mobilità e del potenziamento della muscolatura interessata;
  • riequilibrare la componente muscolare e articolare;
  • migliorare la capacità di movimento e dell’equilibrio (statico e dinamico);
  • recuperare il gesto atletico;
  • ripristinare il rapporto struttura-funzione delle zone coinvolte.

Dopo un infortunio, i tempi di recupero del rugbista sono variabili perché dipendono dal tipo di trauma e dalla risposta dell’atleta stesso. Bisogna tenere conto dell’infortunio, della sua estensione, dell’articolazione danneggiata e di tanti altri fattori che influiscono sul percorso di guarigione.

In ogni caso, seguendo un percorso terapeutico personalizzato, portando avanti uno stile di vita sano ed equilibrato e ascoltando quanto indicato dal fisioterapista, il giocatore di rugby infortunato può tornare più o meno velocemente in campo, riprendendo la sua attività sportiva in totale sicurezza e serenità.

Categoria Articolo: Fisioterapia Sportiva