Distorsione caviglia nella pallavolo

Distorsione caviglia nella pallavolo: come intervenire con la fisioterapia

Tra gli sport più diffusi in Italia rientra indubbiamente la pallavolo: ogni anno sono più di 320mila gli atleti e 5mila le società che si tesserano alla FIPAV (Associazione Italiana Pallavolo) e gareggiano ai campionati nazionali.

Proporzionalmente all’aumento del numero degli atleti vi è anche quello degli infortuni: la maggior parte dei essi è causato dall’impatto con il pallone e con il terreno di gioco e le zone del corpo più colpite sono ginocchia, dita e caviglie.

Nello specifico, la distorsione (o slogatura) della caviglia è un trauma prevalentemente causato da una rotazione anomala del piede a seguito di un movimento brusco e violento. In poche parole, la caviglia non riesce a stare in equilibrio e cede e, al contempo, il piede poggia sul pavimento in modo scorretto, piegandosi cioè verso l’interno (inversione) o verso l’esterno (eversione).

Esattamente come gli altri traumi, anche la distorsione della caviglia può risolversi facilmente, ma solo se si interviene per tempo e se si richiede il supporto di un valido fisioterapista professionista.

Tipologie di distorsione della caviglia

Uno sport come la pallavolo sottopone le caviglie degli atleti a stress e sollecitazioni continui, esponendoli così a frequenti distorsioni che, nei casi più gravi, possono trasformarsi in traumi più gravi.

Ci si accorge di una slogatura alla caviglia quando, immediatamente dopo, si avvertono dolore, tensione, gonfiore, lividi, instabilità e difficoltà di movimento, spasmi e/o crampi muscolari. Il trauma può essere di:

  • I grado: la distorsione provoca uno stiramento e una minima lacerazione dei legamenti, evitando di romperli;
  • II grado: la distorsione causa una rottura parziale del legamento peroneo-astragalico anteriore;
  • III grado: la distorsione comporta la totale rottura dei legamenti.

Sintomi e diagnosi della distorsione della caviglia

Come accennato precedentemente, la slogatura della caviglia si manifesta con un dolore più o meno intenso che si accentua con il movimento. Nei giorni successivi al trauma potrebbero, poi, insorgere:

  • dolore localizzato intorno alla caviglia;
  • gonfiore nella regione dei malleoli;
  • difficoltà nel movimento di alzare o abbassare la punta del piede;
  • tumefazione o ecchimosi (livido).

La diagnosi della lesione può avvenire tramite ecografia o radiografia, entrambe utili per escludere la presenza di una frattura ed eventuali danni ai legamenti. Solo nei casi più gravi il paziente viene sottoposto a risonanza magnetica.

Distorsione della caviglia e trattamento fisioterapico

Una volta confermata la diagnosi di distorsione della caviglia, è bene prestare attenzione ad alcuni accorgimenti utili per alleviare il dolore e favorire il processo di guarigione:

  • usare le stampelle per spostarsi;
  • applicare il ghiaccio sulla zona interessata;
  • tenere la gamba lesionata alzata;
  • non assumere antinfiammatori;
  • contattare immediatamente il fisioterapista.

Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza, perché solo un professionista può comprendere l’entità del trauma e suggerire la terapia più adatta per guarire velocemente e senza alcuno strascico.

In generale, i fisioterapisti specializzati utilizzano due acronimi per tenere a mente il processo riabilitativo più sicuro e per far sì che anche il paziente impari a prendersi cura della sua salute anche quando si ritrova da solo in casa. I due acronimi sono PEACE e LOVE:

  • P (protection – protezione): usare le stampelle per non far gravare il peso sulla gamba infortunata;
  • E (elevation – elevazione): sollevare la gamba lesionata per favorire la decongestione dei tessuti infiammati;
  • A (avoid anti-inflammatories – no antinfiammatori): evitare di ostacolare il naturale processo di guarigione con l’assunzione di antinfiammatori;
  • C (compression – compressione): utilizzare bendaggi compressivi per evitare che il piede si gonfi eccessivamente;
  • E (education – educare): stimolare il proprio corpo al movimento, perché l’immobilità rallenta la guarigione.

 

  • L (load – carico): più il dolore diminuisce e più si potrà aumentare il carico sulla caviglia;
  • O (optimism – ottimismo): essere positivi aiuta a recuperare il benessere originale;
  • V (vascularisation – vascolarizzazione): l’attività cardiovascolare, sotto la guida del fisioterapista, può aumentare il flusso sanguigno che favorisce la guarigione dei tessuti;
  • E (exercise – esercizio): fare esercizi graduali aiuta a recuperare forza, mobilità ed equilibrio.

Queste indicazioni devono essere impresse nella mente di tutti coloro che subiscono una slogatura della caviglia e devono accompagnare il paziente durante tutto il percorso di guarigione.

Le 3 fasi e i tempi di recupero della distorsione della caviglia

Le tempistiche di guarigione da una slogatura variano di caso in caso; tendenzialmente, si tratta di un periodo compreso tra 15 e 90 giorni, a seconda della gravità della lesione, delle capacità di ripresa del corpo e della forza di volontà del paziente.

Per questo motivo, il trattamento fisioterapico post-distorsione della caviglia è personalizzato, suddiviso in 3 fasi e dotato di obiettivi finali ben precisi:

Fase Acuta

Nella prima fase, cioè quella acuta, l’obiettivo consiste nel ridurre il dolore e il gonfiore e, se possibile, fare a meno delle stampelle. Può durare da 5 a 10 giorni ma, anche in questo caso, dipende dall’entità del trauma.

Il fisioterapista, prima di prescrivere un trattamento, valuta lo stato infiammatorio e funzionale in base al livello di:

  • dolore;
  • gonfiore;
  • rossore;
  • calore;
  • mobilità della caviglia.

Sulla base di quanto rilevato, è in grado di impostare un programma personalizzato basato su tecniche manuali ed esercizi che tengano conto dello stato dei tessuti:

Ogni tecnica ha lo scopo di diminuire l’infiammazione e predisporre i tessuti a una totale guarigione; questo perché si tende a evitare che insorgano le principali conseguenze di una gestione scorretta della fase acuta, cioè tessuto cicatriziale in eccesso e, quindi, una caviglia gonfia e debole.

Fase sub-acuta o riabilitativa

La seconda fase, quella sub-acuta o riabilitativa, è la più importante perché punta al recupero totale della funzionalità e della stabilità del piede dopo il trauma. Gli obiettivi principali, quindi, sono legati al ripristino di movimento, forza della gamba, coordinazione ed equilibrio. Per far sì che questo accada, il fisioterapista si avvale solitamente di:

  • tecniche manuali;
  • esercizi di rinforzo specifico;
  • esercizi aerobici;
  • esercizi per l’equilibrio;
  • esercizi da svolgere in autonomia.

Fase di ritorno alle normali attività fisiche e sportive

L’ultima fase, quella del ritorno alla normalità, si concentra sulla prevenzione delle recidive e, nel caso degli atleti, sul loro rientro in campo. Di conseguenza, la fisioterapia si svolge prevalentemente all’interno di una palestra appositamente attrezzata per la riabilitazione e il fisioterapista propone al paziente una serie di esercizi che puntano a massimizzare resistenza e stabilità della caviglia.

Questa fase, inoltre, è molto importante anche dal punto di vista della prevenzione; gli esercizi proposti, infatti, sono utili per correggere problemi posturali, risolvere disfunzioni provocate da infortuni precedenti ed evitare ricadute.

Categoria Articolo: Fisioterapia Sportiva, Pallavolo