Lussazione spalla: come riconoscerla e intervenire

Lussazione spalla: sintomi, diagnosi e trattamenti

Tra gli infortuni più diffusi della spalla rientra la lussazione, un evento acuto che colpisce l’articolazione gleno-omerale. Causata quasi sempre da un trauma, la lussazione della spalla può essere anteriore, posteriore o inferiore, a seconda della dinamica dell’infortunio. Quando possibile, fisioterapisti e ortopedici procedono con un trattamento conservativo, riservando la chirurgia solo per i casi più gravi o che non rispondono alle terapie standard.

Cos’è la lussazione alla spalla?

La lussazione alla spalla consiste in un infortunio articolare che coinvolge l’articolazione gleno-omerale e prevede l’interruzione permanente del rapporto anatomico tra le due superfici articolari, cioè cavità glenoidea e testa dell’omero. Quando avviene una lussazione, infatti, la testa dell’omero fuoriesce dalla cavità glenoidea, mettendo fine al rapporto anatomico tra le due superfici articolari.

Ed è proprio questo che distingue la lussazione dalla sublussazione della spalla; in questo secondo caso, infatti la testa dell’omero ritorna nella sua posizione fisiologica.

Tipologie di lussazione della spalla

La lussazione della spalla può essere classificata in tre categorie. Può, quindi, essere:

  • anteriore, cioè la più comune, tanto da interessare fino al 95% dei casi;
  • posteriore, meno comune, che interessa un massimo del 5% dei casi;
  • inferiore, la meno comune in assoluto.

Nello specifico, la distinzione è data dalla direzione intrapresa dalla testa dell’omero nel momento in cui salta fuori dalla cavità glenoidea: nella lussazione anteriore va in avanti, nella lussazione posteriore va all’indietro, mentre nella lussazione inferiore va verso il basso.

Quando la lussazione è causata da un trauma, cioè nella maggior parte dei casi, a decidere la direzione che prenderà la testa dell’omero è proprio la dinamica dell’infortunio stesso.

Quali sono le cause della lussazione alla spalla?

Il principale fattore di rischio della lussazione alla spalla è l’anatomia stessa dell’articolazione gleno-omerale che, pur essendo molto mobile, è al contrario parecchio instabile; ed è proprio questa caratteristica a renderla particolarmente predisposta alle alterazioni del rapporto anatomico tra omero e cavità glenoidea e, quindi, a lussazione e sublussazione.

Detto questo, sono i traumi le cause principali di lussazione della spalla: in particolare, sono i colpi violenti che, forzando la fuoriuscita dell’omero dalla glena della scapola, rischiano di interrompere con estrema facilità il collegamento tra le due superfici articolari.

All’origine della lussazione alla spalla, però, non ci sono solo i traumi, bensì molti altri fattori contribuenti, compresi l’epilessia tonico-clonico e trattamenti come la terapia elettroconvulsivante (meglio conosciuta come elettroshock).

Non solo, perché esistono altri fattori di rischio della lussazione alla spalla, in primis:

  • praticare sport da contatto come rugby, football americano e lotta olimpica;
  • svolgere attività sportive e/o lavorative overhead, che prevedono cioè il sollevamento continuo del braccio sopra la testa e, quindi, con l’omero in extrarotazione.

Le occasioni in cui si verifica con maggiori frequenza e facilità una lussazione della spalla sono principalmente due:

  • quando, compiendo un movimento di rotazione esterna e di abduzione del braccio, una forza esterna spinge e fa leva sulla porzione posteriore della spalla;
  • quando, cadendo sul sedere, si sbatte violentemente sul terreno il braccio in estensione (cioè rivolto all’indietro).

Il primo caso è quello tipico di molti sport da contatto, che spaziano dalla lotta olimpica alla pallavolo, passando per il weightlifting.

Quali sono i sintomi e le conseguenze della lussazione alla spalla?

La lussazione alla spalla comporta, quindi, la fuoriuscita della testa dell’omero dalla cavità glenoidea; questo fenomeno può provocare danni (anche seri) alle strutture articolari sia attive che passive, compresi cercine glenoideo, legamenti gleno-omerali, tendini della cuffia dei rotatori, capsula articolare, tendine del capo del bicipite brachiale e borsa subacromiale.

Non solo, perché la lussazione della spalla può anche danneggiare i fasci nervosi che passano attraverso l’articolazione gleno-omerale, come nel caso del nervo ascellare, delle fibre del plesso brachiale e dei vasi sanguigni della stessa area.

A seguito di tutto ciò, la lussazione alla spalla causa nel paziente colpito una serie di sintomi abbastanza evidenti:

  • dolore alla spalla, che si acuisce se si muove l’articolazione;
  • diminuzione della mobilità articolare, in particolare l’abduzione, la rotazione esterna e il sollevamento del braccio sopra la testa;
  • gonfiore locale;
  • rumori articolari;
  • senso di intorpidimento che si estende lungo braccio e avambraccio fino alla mano.

Inoltre, la lussazione della spalla va ad alterare proprio l’anatomia dell’articolazione gleno-omerale, il che risulta visibile a occhio nudo: la spalla, infatti, manifesta una vera e propria deformazione che mette in risalto l’acromion della spalla, mentre la testa dell’omero non è più percepibile al tatto.

Infine, in concomitanza alla lussazione della spalla possono verificarsi anche altri fenomeni:

  • lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori e/o del tendine del capo lungo del bicipite brachiale;
  • lesioni o erosioni del cercine glenoideo;
  • lesioni della capsula articolare;
  • lesione dei legamenti gleno-omerali;
  • danni alle strutture nervose e/o vascolari che transitano attraverso spalla e braccio;
  • fratture ossee alla testa del femore e/o alla cavità glenoidea.

Nel caso in cui, dati i sintomi, si sospettasse una lussazione della spalla è fondamentale intervenire tempestivamente affidandosi a mani esperte, come quelle dei Fisioterapisti Parma, così da procedere in modo tanto corretto, quanto sicuro.

Come si diagnostica la lussazione della spalla?

Diagnosticare la lussazione della spalla, soprattutto se di tipo anteriore, è abbastanza semplice: spesso basta sottoporsi all’esame obiettivo, in occasione del quale il medico di riferimento osserva l’area dolorante (che presenta deformità evidenti) e palpa la zona (confermando la dislocazione della testa dell’omero).

L’esame obiettivo, in ogni caso, è abbastanza limitante perché non fornisce alcuna indicazione sulla dinamica dell’infortunio e sui fattori che hanno contribuito, così come non permette di individuare quali danni intra-articolari, neurologici e/o vascolari possano essersi realmente verificati con la lussazione della spalla.

Per questo motivo, l’esame obiettivo è quasi sempre seguito da altri test diagnostici e strumentali come:

  • un’anamnesi approfondita, proprio per risalire alle dinamiche dell’incidente/infortunio;
  • alcuni esami di diagnostica per immagini, come raggi X e risonanza magnetica.

Nella maggior parte dei casi, a condurre questi esami è un medico ortopedico, specializzato proprio nelle patologie a carico della spalla (e non solo).

Come si cura la lussazione alla spalla?

La prima cosa da fare dopo una lussazione alla spalla di origine traumatica è la cosiddetta manovra di riduzione, conosciuta anche come riduzione chiusa: consiste, appunto, in una manovra medica eseguita di solito in anestesia locale, con la quale l’ortopedico ripristina il fisiologico rapporto anatomico tra le superfici articolari senza ricorrere alla chirurgia.

La manovra di riduzione può essere eseguita tramite tecniche diverse, comprese la trazione-controrotazione, la manipolazione scapolare, la manovra di Cunningham, la tecnica di Hennepin, la tecnica FARES e la tecnica Stimson.

A prescindere dalla tecnica scelta, è importante che a eseguirla sia solo ed esclusivamente una figura medica specializzata, in modo da evitare qualsiasi altro danno all’articolazione.

Una volta ristabilito il contatto tra le due estremità articolari, il dolore inizia ad alleviarsi diventando, quindi, meno insopportabile. Successivamente, il paziente deve indossare un apposito tutore per almeno 4 settimane, così da immobilizzare l’articolazione gleno-omerale e mantenendola in una posizione di sicurezza.

Al contempo, il medico può prescrivere una terapia farmacologica a base di farmaci antidolorifici, come ibuprofene e paracetamolo, per tenere a bada il dolore; anche l’applicazione di ghiaccio, 4-5 volte al giorno per almeno 15-20 minuti consecutivi, sulla zona interessata può aiutare sia ad alleviare il dolore, sia a prevenire il gonfiore locale.

Una volta rimosso il tutore, è indispensabile iniziare un programma di riabilitazione fisioterapica ideato su misura al paziente e tenendo conto delle alterazioni subìte dall’articolazione in occasione della lussazione. Presso il Poliambulatorio Parma, i programmi fisioterapici con scopo riabilitativo prevedono:

  • terapia manuale, attiva e passiva;
  • esercizi mirati al rinforzo della cuffia dei rotatori e dei muscoli stabilizzatori della scapola, cioè romboidi e trapezio sia medio, che inferiore;
  • esercizi per il miglioramento della mobilità articolare;
  • esercizi di propriocezione scapolare.

Il principale obiettivo della riabilitazione fisioterapica consiste nel ripristinare, almeno in parte, forza, resistenza e mobilità dell’articolazione coinvolta nell’infortunio. Per ottenere risultati evidenti è, tuttavia, necessario attendere diversi mesi, dato che i tempi di recupero potrebbero essere abbastanza lunghi.

Se, alla fine della riabilitazione fisioterapica, la spalla dovesse ancora mostrarsi dolente, al punto da invalidare la vita del paziente, allora è probabile che sia necessario il ricorso alla chirurgia. L’intervento in questione varia in base al danno che la lussazione ha causato: potrebbe, quindi, essere rivolto alla riparazione del cercine glenoideo, così come ai tendini della cuffia dei rotatori. Insomma, l’operazione in sè è abbastanza variabile e spetta al medico chirurgico scegliere la strada migliore per il paziente.

Anche dopo l’intervento chirurgico è previsto un periodo di riabilitazione sotto supervisione del fisioterapista: in genere dura 5-6 mesi ed è una fase fondamentale del piano terapeutico, dato che consiste in una vera e propria prosecuzione dell’intervento chirurgico, garantendone un buon esito finale.

Quali sono i tempi di recupero della lussazione alla spalla?

Dopo una lussazione alla spalla i tempi di recupero variano a seconda della gravità dell’infortunio subìto e del tipo di trattamento messo in atto. Se si tratta di una lussazione alla spalla non grave e che non richiede la chirurgia, allora il recupero può avvenire nell’arco di 3-4 mesi; se, invece, si ha a che fare con una lussazione grave che ha richiesto l’intervento chirurgico, allora potrebbero volerci dai 6 ai 12 mesi per raggiungere la guarigione totale.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma