Dito a martello: cause, sintomi e rimedi
Tra i disturbi a carico del piede rientra il dito a martello, che interessa l’articolazione interfalangea prossimale e provoca retrazione e flessione progressive delle dita coinvolte. In pratica, il piede si deforma: le dita (solitamente il secondo, il terzo o il quarto dito) si piegano, similmente all’artiglio di un rapace.
Entrando in conflitto con le scarpe indossate, il dito a martello causa dolore durante la camminata, rende difficoltoso flettere le dita e può provocare callosità che, nei casi più gravi, possono anche ulcerarsi.
Quali sono le cause e i fattori di rischio del dito a martello?
Il dito a martello è la conseguenza di uno squilibrio che sforza eccessivamente quei muscoli, tendini e/o legamenti del piede che, di norma, mantengono le dita nella loro posizione naturale. Se la punta rimane piegata troppo a lungo, i muscoli e le articolazioni si contraggono e non è più possibile estendere la punta del dito.
La causa principale del dito a martello consiste nell’indossare calzature non adeguate o, comunque, non adatte alla conformazione del piede:
- scarpe troppo strette sulla punta, che spingono le dita più piccole a piegarsi;
- scarpe con un tacco troppo alto, che spingono il piede verso il basso e le dita contro la punta della scarpa, provoncandone la curvatura. Al contempo, lo sfregamento causa la formazione di calli e duroni, che non fanno altro che aggravare la condizione.
Oltre alle calzature inadatte subentrano ulteriori fattori di rischio:
- tipologie di scarpe indossate, in particolare quelle troppo strette sulla punta, quelle con tacchi troppo alti e quelle con suole piatte;
- traumi, soprattutto quelli sportivi o derivanti da incidenti stradali;
- metatarsalgia da sovraccarico
- alluce valgo;
- fascite plantare;
- alcune patologie come diabete, artrite e malattie neurologiche;
- conformazione del piede, poiché se il secondo dito è più lungo dell’alluce allora è predisposto a piegarsi.
Inoltre, il rischio di sviluppare il dito a martello è più frequente nelle donne (dato che indossano più frequentemente scarpe con i tacchi) e con l’aumentare dell’età. Altro fattore predisponente è sicuramente l’ereditarietà, quindi se si hanno familiari con dito a martello c’è la possibilità di svilupparlo nel corso della vita.
Quali sono i sintomi e le conseguenze del dito a martello?
Il dito a martello consiste in una posizione anomala del dito coinvolto, il che può comportare una variegata serie di sintomi:
- gonfiore;
- arrossamento;
- dolore, soprattutto quando si indossano le scarpe o si compiono movimenti;
- difficoltà a camminare;
- difficoltà o incapacità di estendere il dito.
Al contempo, sulla parte superiore dell’articolazione centrale del dito a martello, possono formarsi duroni e calli per via dello sfregamento tra la pelle e l’interno delle calzature.
Alla lunga, se la deformità del dito a martello non viene adeguatamente trattata, le articolazioni possono irrigidirsi al punto da richiedere un intervento chirurgico. Di conseguenza, è molto importante non sottovalutare la condizione e rivolgersi a centri specializzati come il Poliambulatorio Parla Fisio One Care e chiedere il supporto di un valido ortopedico.
Come si diagnostica il dito a martello?
Ottenere la diagnosi del dito a martello è abbastanza semplice, poiché basta osservare la deformità evidente e analizzare i sintomi sopra riportati. Per una maggiore accuratezza, l’ortopedico potrebbe richiedere un esame ecografico per stabilire il tipo di lesione o l’eventuale presenza di un frammento osseo alla base della falange distale. Queste informazioni permettono al medico di stabilire l’iter terapeutico più adatto al paziente.
Come si cura il dito a martello?
Il dito a martello, in base all’entità della sua deformità e dei suoi sintomi può essere trattato in modo sia conservativo, sia chirurgico.
Inizialmente, il dito a martello può essere corretto in modo passivo, anche se richiede molto tempo per risolversi completamente. Se l’articolazione si mostra ancora flessibile, l’ortopedico potrebbe consigliare di:
- indossare scarpe più comode e spaziose, in modo da evitare di posizionare malamente le dita del piede;
- posizionare all’interno delle scarpe ortesi, cuscinetti e tutori per correggere la deformazione e, al contempo, per alleviare la pressione sulla pelle.
Può essere utile, inoltre, lo svolgimento di alcuni esercizi per allungare e rafforzare i muscoli, come raccogliere delle biglie o afferrare un asciugamano proprio con le dita dei piedi.
Se il trattamento conservativo non porta ad alcun risultato e, quindi, il disturbo non si allevia e l’articolazione del dito rimane comunque rigida, allora l’ortopedico può valutare l’intervento chirurgico, che ha come obiettivo finale di ristabilire il corretto asse del dito eliminando, quindi, la retrazione in flessione.
Il medico chirurgo può scegliere diverse soluzioni, che portano tutte alla correzione della deformità tramite il blocco in estensione dell’articolazione intermedia del dito. Si tratta dell’artrodesi che, però, comporta una parziale perdita della funzionalità: dato che vengono impiegati fastidiosi mezzi di sintesi per il blocco articolare, per almeno un mese il paziente è molto limitato sia nell’igiene personale, sia nello svolgimento delle attività quotidiane.
Per evitare tutto questo, alcuni ortopedici optano per la tecnica percutanea, che prevede l’utilizzo di piccole frese simili a quelle impiegate in ambito odontoiatrico, per il modellamento e il taglio delle ossa; vengono introdotte tramite piccoli fori sulla cute, evitando così qualsiasi incisione chirurgica e, successivamente, si eseguono due piccole fratture a livello della prima falange (e, se necessario, anche della seconda) grazie alle quali il dito può essere corretto in estensione senza danneggiare in alcun modo l’articolazione.
La correttezza dei tagli viene monitorata nel corso dell’intervento tramite il fluoroscopio intra-operatorio, grazie al quale l’immagine del campo operatorio è perennemente visibile su un apposito monitor. La correzione finale, invece, è assicurata da una fissazione tramite cerotti, quindi senza mezzi di sintesi, che verranno poi rimossi una volta terminata la consolidazione.
La tecnica percutanea per la correzione del dito a martello è estremamente vantaggiosa per il paziente, e non solo perché permette di conservare l’articolarità del dito, ma anche perché:
- è indolore;
- evita cicatrici chirurgiche;
- è molto veloce (l’intervento dura circa 3-4 minuti);
- non vengono impiegati mezzi di sintesi, come viti o chiodi;
- il paziente può camminare subito dopo l’intervento;
- il recupero post operatorio è molto rapido;
- le complicanze operatorie sono ridotte al minimo.
Ovviamente, per ottenere i migliori risultati, è necessario rivolgersi solo a personale competente, come gli ortopedici di Fisio One Care di Parma.
Categoria Articolo: Fisioterapia Parma