Come riconoscere e trattare la frattura del coccige

Frattura coccige: cause, sintomi e trattamenti

L’ultima vertebra della colonna vertebrale è il coccige, collegato all’osso sacro e incaricato di svolgere diversi compiti indispensabili, compresi la protezione del midollo osseo della regione lombare, l’ancoraggio di muscoli, tendini e legamenti e il supporto del peso corporeo in posizione seduta.

Tenendo conto della sua collocazione e della sua struttura piuttosto fragile, il coccige è estremamente esposto a lesioni a seguito di traumi diretti o indiretti. Quando si parla di frattura del coccige, o di coccige rotto, si fa riferimento a una condizione tendenzialmente rara ma al contempo dolorosa che si verifica a causa di un trauma. A essere più colpite sono le donne, sia a causa del parto (che rientra tra i traumi scatenanti), sia per una maggiore predisposizione all’osteoporosi.

Il trattamento della frattura del coccige non è sempre uguale e spazia dalla terapia farmacologica a quella chirurgica, passando per la fisioterapia. É molto importante ottenere una diagnosi certa e dettagliata, in modo da risalire alla causa scatenante, rilevare l’entità della lesione e valutare la strada migliore da percorrere per una guarigione definitiva.

Quali sono le cause della frattura del coccige?

Le cause della frattura del coccige, o del coccige rotto, possono essere diverse anche se tendenzialmente tutte di natura traumatica:

  • cadere all’indietro su una superficie dura, per via di pavimenti bagnati, ghiacciati e sporchi (quindi scivolosi);
  • praticare sport da contatto come calcio, rugby e football, che espongono il coccige a un alto rischio di rottura;
  • il parto, soprattutto in caso di complicazioni che portano il bambino a esercitare una pressione eccessiva sul coccige portandolo alla frattura;
  • l’osteoporosi precoce, più comune nelle donne, che aumenta il rischio di coccige rotto;
  • l’età prepuberale, in particolare tra i 10 e i 14 anni, quando la struttura scheletrica è ancora in via di sviluppo e alcune attività fisiche intense e/o microtraumi possono causare la frattura del coccige.

In ogni caso, se si sospetta una lesione del coccige, è opportuno rivolgersi immediatamente al medico o andare in pronto soccorso.

Quali sono i sintomi della frattura del coccige?

Il primo inevitabile sintomo della frattura del coccige è il dolore, definito in questo caso coccigodinia. Si tratta di un dolore spesso acuto e persistente, localizzato sulla zona del coccige e, in particolare, sulla parte finale dell’osso sacro.

Non appena si verifica il trauma, il dolore è molto intenso e, se il coccige è effettivamente fratturato, può persistere e aumentare man mano che il carico aumenta. Al contrario, invece, stando a riposo il dolore si allevia e il paziente trova sollievo.

Insieme al dolore, la frattura del coccige può manifestarsi anche con:

  • mal di schiena;
  • dolore a glutei, gambe e fianchi;
  • dolore prima o durante l’evacuazione;
  • dolore durante i rapporti sessuali;
  • presenza di lividi;
  • nelle donne, aumento del dolore durante le mestruazioni.

Inoltre, il dolore può rivelarsi particolarmente intenso quando si passa da una posizione seduta a una posizione eretta o quando si comprime la zona interessata.

Come si diagnostica la frattura del coccige?

La diagnosi di frattura del coccige si può ottenere tramite esame clinico; dato che la causa scatenante è di natura meccanica e che il dolore è praticamente localizzato, è abbastanza semplice risalire all’origine dell’infortunio.

Tuttavia, può essere sempre utile ricorrere a ulteriori esami diagnostici come TAC e radiografia per ottenere una diagnosi più accurata e valutare sia l’entità, sia la posizione della frattura.

Dopo aver stabilito la diagnosi, è necessario iniziare un trattamento adeguato e personalizzato basato, quindi, sulle esigenze specifiche del paziente per risolvere la condizione.

Come si cura la frattura del coccige?

Il trattamento della frattura del coccige varia in base alla causa scatenante e all’entità del dolore. In primo luogo, può essere benefica una terapia farmacologica a base di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) con azione analgesica, antidolorifica e antinfiammatoria. Se la terapia si rivela efficace i sintomi dolorosi tendono a sparire nell’arco di poche settimane; se, invece, il dolore persiste per oltre tre mesi, allora è necessario ricorrere ad altri tipi di farmaci, come il tramadolo, un antidolorifico molto potente che, alla lunga, può creare dipendenza e causare un gran numero di effetti collaterali, compresi stitichezza, mal di testa e vertigini.

In alternativa, si possono somministrare iniezioni di corticosteroidi, che alleviano i sintomi della coccigodinia nell’immediato con effetti piuttosto duraturi. In alcuni casi, i corticosteroidi sono associati a un anestetico locale, proprio per rendere la terapia ancora più efficace. Considerando, però, che i corticosteroidi non sono curativi e, alla lunga, possono danneggiare sia il coccige, sia la parte inferiore della schiena, è opportuno impiegarli per periodi di tempo limitati.

Contemporaneamente all’assunzione di farmaci, la fisioterapia è un vero e proprio toccasana per alleviare la sintomatologia da frattura del coccige. In un ciclo fisioterapico mirato alla risoluzione della condizione, infatti, sono previste tecniche sia manuali, sia strumentali, compresi esercizi fisici che puntano alla riduzione del dolore e alla completa guarigione.

In particolare, le mobilizzazioni manuali articolari e tissutali hanno lo scopo di ripristinare il corretto movimento articolare e, al contempo, di migliorare la mobilità dei tessuti. Di solito, la terapia fisioterapico comprende anche il trattamento di altre articolazioni del bacino e della zona lombare. Gli esercizi, invece, permettono di stabilizzare i progressi raggiunti con la terapia manuale e di evitare recidive. Tra le terapie strumentali, infine, che il fisioterapista può impiegare in questi casi rientrano:

  • tecarterapia;
  • magnetoterapia, indicata proprio per le fratture del coccige poiché in grado di stimolare la formazione del callo osseo;
  • laser ad alta potenza, ideale per i pazienti che accusano molto dolore in punti specifici.

La fisioterapia richiede, ovviamente, tempo e costanza; solo con determinazione, infatti, è possibile ottenere grandi risultati e, soprattutto, una guarigione immediata e prima di recidive.

Se il paziente non risponde né alla terapia farmacologica, né alla fisioterapia, allora la chirurgia rimane l’unica soluzione possibile. In questo caso si ricorre alla coccigectomia, una procedura invasiva che può comportare anche complicanze come infezioni e/o sanguinamenti. Inoltre, in alcuni pazienti il dolore potrebbe persistere anche dopo l’intervento.

Tra le tecniche più recenti ci sarebbero anche la vertebroplastica e la sacroplastica, entrambe procedure in grado di garantire un tasso di successo maggiore rispetto a quello della coccigectomia tradizionale e un minor rischio di complicanze.

Dopo quanto tempo si guarisce dalla frattura del coccige?

Le tempistiche di guarigione post frattura del coccige sono estremamente variabili e cambiano da paziente a paziente. Sono numerosi, infatti, i fattori che possono influenzare i tempi di recupero:

  • età, dato che i pazienti più giovani guariscono più in fretta rispetto ai soggetti anziani;
  • presenza di comorbidità, cioè di condizioni mediche preesistenti come diabete e osteoporosi che possono inevitabilmente prolungare i tempi di guarigione;
  • entità della frattura, poiché una frattura complessa può richiedere più tempo per guarire rispetto a una lesione minore;
  • lesioni associate, che potrebbero compromettere il processo di guarigione;
  • tipologia di trattamento, poiché la scelta tra un intervento conservativo e un intervento chirurgico può sicuramente incidere sui tempi di recupero.

Tenendo conto delle variabili appena elencate, in generale la guarigione del coccige avviene in un arco di tempo compreso tra 1 e 2 mesi. La prognosi è sicuramente più favorevole in caso di frattura del coccige causata da caduta o parto, in grado di guarire grazie a un trattamento di tipo conservativo. Per quanto riguarda, invece, la ripresa dell’attività sportiva, è bene attendere almeno 2-4 mesi.

Inoltre, è bene sottolineare che la tempestività dell’intervento riabilitativo è cruciale: prima si inizia la fisioterapia e prima è possibile guarire. Infine, il paziente deve attenersi strettamente a quanto suggerito dal fisioterapista, eseguire gli esercizi e sottoporsi alle tecniche previste, in modo da favorire il processo di guarigione, recuperare velocemente ed evitare ricadute e/o recidive.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma