Sindrome femoro-rotulea

Sindrome femoro-rotulea: cos’è e come trattarla con la fisioterapia

Tra le articolazioni presenti nel nostro corpo, il ginocchio rientra tra quelle più importanti, dato che viene coinvolto nella mobilità dell’arto inferiore e, di conseguenza, è spesso soggetto a traumi e patologie.

Una delle condizioni più comuni che interessano il ginocchio è la sindrome femoro-rotulea: colpisce circa il 23% della popolazione in qualunque fascia di età, ma coinvolge prevalentemente i giovani adolescenti tra i 12 e i 17 anni e più le donne che gli uomini. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti attivi fisicamente e praticanti sport come corsa, calcio, pallavolo, ciclismo e arrampicata.

Considerando, però, che NON sono pochi i casi in cui la sindrome colpisca anche soggetti a tendenza sedentaria, si può affermare che la patologia non scaturisca solo ed esclusivamente dallo sport, ma anche da un carico eccessivo o dalla ripetizione di un determinato movimento a scapito del ginocchio o da un alterato allineamento dei segmenti scheletrici dell’arto inferiore

Principali cause della sindrome femoro-rotulea

In poche parole, la causa esatta della sindrome femoro-rotulea NON è ancora del tutto chiara, si tratta infatti di una patologia multi fattoriale: in passato si tendeva a pensare che derivasse da un allineamento errato della rotula ma, con il passare del tempo, questo è stato fatto rientrare tra i semplici fattori di rischio che, da soli, non possono di certo generare una sindrome del genere.

Le cause possono essere diverse:

  • quadricipite debole;
  • tessuti molli che circondano l’articolazione del ginocchio poco flessibili;
  • muscoli quadricipite, flessori del ginocchio, gastrocnemio, soleo e bandelletta ileotibiali anaelastici;
  • rotazione interna del femore;
  • muscoli dell’anca deboli;
  • limitazione della flessione dorsale della caviglia;
  • eccessiva pronazione del piede o piede piatto;
  • sovraccarico articolare;
  • stress ripetitivo.

Questi fattori, anche se combinati insieme, non causano un danno strutturale immediato ma, se perpetrati nel tempo, provocano la perdita dell’omeostasi tissutale e conseguenti lesioni.

Sintomi della sindrome femoro-rotulea

La sindrome femoro-rotulea non si manifesta sempre allo stesso modo, ma i sintomi variano da paziente a paziente. Indubbiamente, ciò che non manca mai è il dolore alla parte anteriore del ginocchio, in particolare attorno alla rotula, che si accentua quando si salgono o si scendono le scale, si pedala, ci si inginocchia, si prova a saltare o, comunque, a compiere alcuni movimenti quotidiani. Anche rimanere a lungo in posizione seduta può far aumentare il dolore, soprattutto nel momento in cui bisogna alzarsi e mettersi in piedi.

Alcuni pazienti, poi, manifestano dolore alla palpazione e un leggero gonfiore ad altezza ginocchio; al contempo, può presentarsi anche una sensazione di cedimento e instabilità all’arto.

Bisogna sottolineare, comunque, che in molti casi entrano in gioco anche fattori psicologici come la paura del movimento, l’ansia, la depressione e la catastrofizzazione del dolore che, inevitabilmente, influiscono sulla condizione e acuiscono i fastidi percepiti.

Come diagnosticare la sindrome femoro-rotulea

La sindrome femoro-rotulea, a primo impatto, potrebbe essere confusa con altre patologie che comportano gli stessi sintomi. All’insorgere del dolore, quindi, è necessario escludere che si tratti di:

  • tendinite rotulea;
  • instabilità rotulea;
  • sindrome della bandelletta ileotibiale;
  • lesione del menisco;
  • lesione del legamento crociato anteriore;
  • rottura del tendine quadricipite;
  • borsite;
  • sindrome di Osgood Schlatter o Sinding Larsen
  • osteocondrite dissecante;
  • frattura della rotula.

La diagnosi della sindrome è solo e soltanto clinica, quindi si ottiene tramite esame fisico e storia del paziente. Il medico competente, poi, può richiedere alcuni esami strumentali proprio per escludere la presenza di altre patologie; si tratta di:

  • radiografie (RX): sono consigliate in caso di traumi recenti, lussazioni, operazioni chirurgiche, versamento articolare, pazienti over 50 e soggetti che, nonostante le cure, non presentano miglioramenti;
  • risonanza magnetica: è utilizzata per studiare i tessuti molli ed escludere patologie a menisco, legamenti e cartilagine.

Come trattare la sindrome femoro-rotulea

La sindrome femoro-rotulea può essere trattata in modo conservativo, quindi escludendo l’intervento chirurgico. Gli obiettivi principali sono:

  • ridurre il dolore;
  • ripristinare l’equilibrio muscolare;
  • ripristinare l’equilibrio posturale schelettrico;
  • ricominciare l’attività sportiva interrotta

Ogni paziente è diverso dall’altro, quindi il trattamento deve essere personalizzato e monitorato da un fisioterapista esperto che, in base alla sintomatologia e alla gravità della condizione, può decidere tempistiche, esercizi e terapie.

Educazione del paziente

In primis è indispensabile educare il paziente a prendersi cura di se stesso: il medico deve spiegargli la sua condizione, la tipologia di trattamento da eseguire e l’importanza di una partecipazione attiva e costante. Una qualsiasi terapia, infatti, non si rivelerà mai efficace se il paziente si dimostra incostante, non partecipe e pessimista.

Ecco perché, in alcuni casi, potrebbe essere utile il supporto di uno psicologo o uno psicoterapeuta che, insieme al fisioterapista, può contribuire a motivare il paziente e ad aiutarlo a superare la paura del movimento o del dolore.

In questa fase, comunque, il movimento è ridotto al minimo per essere gradualmente aumentato in corso d’opera. Nel frattempo si rivelano efficaci:

  • l’utilizzo di plantari (se vi è un piede piatto) : possono alleviare il dolore nel breve termine e permettono al paziente di poter svolgere fin da subito alcuni esercizi;
  • il taping: può ridurre il dolore al ginocchio, anche se sempre nel breve termine;
  • il tutore al ginocchio: allevia il dolore e dona maggiore stabilità all’articolazione in fase acuta, il che consente al paziente di poter svolgere almeno le piccole attività quotidiane.

Riabilitazione e fisioterapia

La fisioterapia è sicuramente l’arma migliore per porre fine ai fastidi causati alla sindrome femoro-rotulea e sono gli studi a confermarlo, in base ai risultati positivi ottenuti negli anni:

  • riduce significativamente il dolore a breve, medio e lungo termine;
  • migliora le capacità funzionali a medio e lungo termine.

Generalmente, un trattamento fisioterapico comprende:

  • terapia manuale: fondamentale per migliorare la mobilità dell’articolazione e per recuperare tutti i movimenti il più velocemente possibile. Si rivelano utili anche le tecniche miofasciali;
  • esercizio terapeutico: è la strategia più efficace per la gestione della sindrome, dato che prevede una serie di esercizi da svolgere per rinforzare la muscolatura di tutto l’arto e migliorare la coordinazione neuromotoria.

Nello specifico, l’esercizio terapeutico ha come obiettivi:

  • una riduzione significativa del dolore al ginocchio;
  • il recupero della biomeccanica fisiologica dell’articolazione;
  • il miglioramento della funzionalità dell’arto inferiore.

Il trattamento conservativo con fisioterapia è ancora più efficace se intrapreso entro due mesi dall’inizio dei sintomi. Coniugare più tecniche può aiutare il paziente a ottenere i risultati sperati più velocemente e, soprattutto, senza recidive. Inoltre, per quanto riguarda lo sport, il paziente può tornare alla sua attività abituale solo se soddisfatti i seguenti criteri:

  • assenza di gonfiore;
  • assenza di dolore;
  • buona forza del quadricipite;
  • flessibilità dei muscoli dell’arto inferiore adeguata;
  • normale biomeccanica dell’andatura.

Da non sottovalutare anche la sicurezza del paziente, che deve prendere coscienza del fatto di essere guarito e, quindi, di avere tutte le carte in regolare per tornare ad allenarsi.

Il trattamento chirurgico, invece, è consigliato solo nei casi in cui i sintomi dovessero persistere dopo 6-12 mesi di trattamento conservativo. L’ultima parola, ovviamente, spetta sempre al fisioterapista e al chirurgo ortopedico.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma