Coliche del neonato: come curarle con l’osteopatia pediatrica
Quando un neonato piange, ogni genitore è portato a pensare che stia soffrendo di coliche infantili, una condizione fortunatamente transitoria e assolutamente non pericolosa che, solitamente, interessa 1 neonato su 5 già dopo 2-3 settimane dalla nascita. In genere, si risolvono da sole dopo i primi 3-4 mesi di vita.
Il termine “colica” deriva dalla pubblicazione di un articolo medico del 1954, che chiamò con questo nome le consuete irritabilità pomeridiane o serali dei bambini appena nati; in teoria, la denominazione dovrebbe indicare in dolore intestinale, ma gli studi medico-scientifici non hanno mai trovato una reale connessione tra il pianto del bambino e un effettivo disturbo dell’intestino.
Chiamare “colica” un semplice mal di pancia è ormai un’abitudine, ma pare che questo fenomeno sia più una conseguenza del pianto, che la sua causa: su centinaia di neonati ai quali vengono attribuite coliche gassose, infatti, solo poche decine soffrono realmente di gas intestinale, mentre gli altri piangono per i motivi più disparati.
Per capire se effettivamente un bambino soffra o meno di coliche gassose si può mettere in pratica una tecnica scientifica, chiamata “regola del 3”, inventata negli anni Cinquanta e valida ancora oggi: se il neonato è perfettamente sano, mangia bene ma piange per più di 3 ore al giorno, per più di 3 giorni a settimana e per più di 3 settimane ininterrottamente, allora si può parlare di coliche intestinali neonatali.
Principali cause
Cosa scatena questi fastidiosi disturbi nel bambino? All’origine delle coliche neonatali non esistono certezze scientifiche, ma nel corso degli anni vari studi hanno comunque ipotizzato diversi fattori di rischio:
- rallentamento del transito intestinale, che può comportare stipsi e stitichezza, causando al bambino grandi difficoltà nell’evacuare in modo autonomo;
- presenza di gas nelle anse intestinali, probabilmente causata da un’eccessiva deglutizione di aria in fase di allattamento;
- grande produzione di motilina, un ormone che provoca contrazioni intestinali intense;
- allergie o intolleranze alimentari.
Per risalire all’effettiva causa scatenante è necessario rivolgersi al medico pediatra che, dopo un’attenta anamnesi, è in grado di suggerire gli opportuni esami da compiere e prevedere un piano terapeutico adeguato.
Sintomi
Ogni bambino è diverso dall’altro e in presenza di coliche ognuno potrebbe reagire diversamente; alcuni sintomi, però, sono talmente comuni da rivelarsi veri e propri campanelli di allarme, primo tra tutti il pianto disperato e inconsolabile che, di solito, si verifica nelle ore serali.
A seguire, il neonato appare agitato, pallido, irrequieto; tende a strillare, stringere le manine e piegare le gambe trattenendo il respiro. In alcuni casi può anche andare alla ricerca del capezzolo, per poi rifiutarlo dopo qualche minuto dall’inizio della poppata.
Tra una colica e l’altra il bambino potrebbe anche riuscire ad addormentarsi, riuscendo finalmente a trovare un attimo di sollievo, il quale può essere incentivato adottato alcuni semplici accorgimenti: cullarlo tra le braccia, massaggiargli il pancino per favorire l’espulsione dell’aria in eccesso, oppure posizionarlo a pancia in giù.
Esattamente come per gli adulti, anche per i neonati può essere utile adottare una determinata posizione per placare il dolore e agevolare l’intestino nell’eliminazione dell’aria; per capire meglio come muoversi, un bravo osteopata può sicuramente essere d’aiuto.
Osteopatia pediatrica per le coliche neonatali
Considerando che alla base dell’insorgere delle coliche intestinali neonatali potrebbe esserci una difficoltà, da parte del neonato, di contrarre correttamente l’intestino, l’osteopatia pediatrica si rivela un rimedio dolce e delicato sia per concedergli immediato sollievo, sia per dare ai genitori gli strumenti più adatti per intervenire in caso di necessità.
Le pratiche osteopatiche, infatti, utilizzano tecniche manipolative per decontrarre l’intestino e diminuire i sintomi in modo semplice e veloce. Intervenire senza ricorrere ai farmaci, quindi, è possibile ma è necessario che l’osteopata segua il bambino fin dalla nascita: è probabile, infatti, che la causa scatenante risalga al momento del parto e del travaglio, quando le ossa del cranio del bambino si comprimono e creano blocchi e alterazioni.
Ecco perché l’approccio osteopatico inizia con un colloquio con la mamma, in modo che lo specialista possa capire cosa sia potuto succedere al momento della nascita e prendere nota della frequenza delle coliche gassose. Successivamente, l’osteopata parte con la manipolazione di cranio e segmento cervicale alto, così da intervenire sulle zone dove avviene il passaggio dei nervi responsabili della coordinazione e della mobilità intestinale.
Attraverso manipolazioni dolci e delicate, la zona interessata viene pian piano decompressa e invia dei feedback neurologici all’area addominale.
Fatto questo, l’osteopata passa alla manipolazione del complesso articolare OAE, cioè occipito-atlante-epistrofeo, che segna il passaggio del nervo vago, per poi attenzionare le vertebre di transizione del tratto dorsale e dorso-lombare che stanno alla base dell’innervazione dell’intestino.
Alla fine, il trattamento prevede manipolazioni osteopatiche e massaggi addominali da effettuare direttamente sulle tensioni delle pareti viscerali, così da favorire il passaggio dell’aria intestinale e delle feci.
Raccontato in questi termini, il trattamento osteopatico per la cura delle coliche neonatali sembra semplice da eseguire; in realtà, necessita di grande competenza da parte dello specialista, che deve conoscere perfettamente l’anatomia di un neonato e agire con massima delicatezza e attenzione. Ecco perché il consiglio è di rivolgersi a personale specializzato, come il team di osteopatia pediatrica di Parma, in grado di risalire all’origine del problema e trovare la soluzione più adatta al singolo (piccolo) paziente.
Quanto durano le coliche neonatali?
Come accennato inizialmente, il 28% dei neonati manifestano sintomi associabili alle coliche durante i primi 3-4 mesi di vita e già durante le prime settimane dopo la nascita. Dal 5 mese in poi, in teoria, dovrebbero iniziare a placarsi e scomparire autonomamente.
Alcuni bambini piangono per un paio di ore, altri possono piangere anche per intere giornate (incidendo notevolmente sulla pazienza e sul sistema nervoso dei genitori). Alcuni studi sostengono che il pianto, in realtà, sia il segnale di uno sviluppo fisiologico di maturazione che tutti i bambini attraversano durante i primi mesi di vita; ecco perché i farmaci, spesso e volentieri, non hanno alcun effetto e devono essere sostituiti da qualcos’altro.
Come possono intervenire i genitori?
Nel momento in cui il neonato appare inconsolabile e non accenna minimamente a smettere di piangere, i genitori possono mettere in pratica alcune strategie per cercare di calmarlo:
- tenerlo in braccio, magari utilizzando un’apposita fascia per posizionarlo “petto contro petto” e fare una passeggiata;
- cantargli una canzone che già conosce;
- massaggiarlo, sia sulla schiena che sull’addome;
- cullarlo cantando una ninna nanna;
- bisbigliargli parole dolci e affettuose;
- allontanarlo da qualunque stimolazione visiva, uditiva e/o tattile offrendogli un luogo tranquillo dove poter riposare.
Agire in questo modo e sottoporre il neonato a sedute di osteopatia pediatrica regolari sono sicuramente i migliori rimedi per una risoluzione veloce ed efficace del problema.
Categoria Articolo: Fisioterapia Parma, Osteopata pediatrico