
Borsite: tipologie, sintomi e trattamenti
Con il termine “borsite” si indica una condizione dolorosa che coinvolge le sacche (chiamate, appunto, borse) ripiene di liquido sinoviale che si trovano tra ossa e tendini per proteggere le articolazioni. La loro funzione, infatti, è di veri e propri ammortizzatori naturali che consentono il normale movimento delle strutture interessate e prevengono l’infiammazione e il dolore derivante da eventuali traumi e usure.
Le borse maggiormente “sfruttate” e, di conseguenza, più esposte alle infiammazioni sono quelle di gomiti (borsite gomito), spalle (borsite spalla), ginocchia (borsite ginocchio), anche (borsite anca) e piede (borsite piede); quando il liquido sinoviale si infiamma si parla di borsite, una condizione patologica caratterizzata da dolore invalidante e persistente.
Le borsiti possono essere di due tipologie:
- borsiti infiammatorie: comportano uno stato infiammatorio causato da movimenti ripetuti, sollecitazioni e sfregamenti o, ancora, da un deposito di cristalli di urea o da un’infezione virale o batterica;
- borsiti emorragiche: prevedono uno stravaso di sangue a seguito di un trauma che rompe i vasi.
Borsite pertrocanterica o trocanterica: cos’è, cause e cure
Si parla di borsite trocanterica quando si presenta un’infiammazione della borsa sinoviale posta a livello dell’entesi (cioè la parte di in cui il tendine si inserziona sull’osso) dei tendini dei muscoli che vanno a inserirsi nel gran trocantere del femore.
Nello specifico, il gran trocantere coinvolge ben 5 muscoli: piccolo gluteo, medio gluteo, piriforme, otturatore interno e otturatore esterno. Al contempo, la zona comprende ben 20 borse profonde che si comportano come cuscinetti che assorbono le varie forze meccaniche sprigionate tra tendini e gran trocantere che necessitano di un loro equilibrio.
Tra le varie tendinopatie che possono interessare l’arto inferiore, quella glutea è decisamente la più frequente, tanto da interessare circa il 4,2% della popolazione. Colpisce principalmente le donne sia per una questione ormonale (gli estrogeni riducono la qualità dei tendini), sia per la conformazione anatomica del bacino (che è più larga per favorire un eventuale parto). Inoltre, tra i soggetti sportivi sono coinvolti maggiormente, per la borsite all’anca, i portieri nel calcio, i rugbisti o i corridori che vengono sottoposti a cadute o traumi diretti sull’anca.
Fattori di rischio
Le cause che possono scatenare una borsite trocanterica sono diverse e derivano da molteplici fattori:
- condizioni metaboliche, quali diabete, obesità e iperlipidemia;
- condizioni infiammatorie e traumatiche;
- età;
- fumo;
- genetica;
- debolezza muscolare;
- deficit del controllo motorio;
- sovraccarico;
- cambiamenti nel tipo di allenamento;
- movimenti ripetitivi e frequenti;
- terapie farmacologiche a base di corticosteroidi, statine, antibiotici;
- scoliosi;
- gambe di diversa lunghezza;
- osteoartrosi;
- artrite reumatoide;
- calcificazioni sui tendini del muscolo grande gluteo.
In base ai fattori scatenanti, il fisioterapista è in grado di individuare quelli modificabili e trovare insieme al paziente il trattamento migliore per facilitare il processo di guarigione dei tessuti.
Sintomi
La sintomatologia legata alla borsite pertrocanterica è talmente invalidante da incidere in modo negativo sulla qualità della vita dei soggetti colpiti. Tra i sintomi più rilevanti si possono citare:
- dolore alla pressione o alla palpazione che, a volte, può irradiarsi fino alla coscia;
- dolore continuo o intermittente mentre si cammina, si salgono/scendono le scale;
- dolore e/o difficoltà nel dormire su un fianco;
- dolore nello stare in posizione seduta a lungo;
- dolore nel fare stretching;
- dolore nel tenere le gambe accavallate.
Un fisioterapista esperto e specializzato, basandosi sulla storia clinica del paziente e tenendo conto della sintomatologia manifestata, può facilmente riconoscere la presenza di una borsite trocanterica e distinguerla da altre patologie che possono interessare l’anca, come fratture da stress femorali o intrappolamenti nervosi. Inoltre, è perfettamente in grado di individuare la terapia più adeguata per ridurre i fastidi e condurre il paziente verso la guarigione.
Cure e trattamenti
La borsite trocanterica dell’anca è una patologia molto diffusa, tanto che molte persone si lasciano ingannare da cure naturali o “miracolose” che, se in un primo momento possono regalare sollievo, non risolvono il problema nel lungo periodo. Di conseguenza, il solo utilizzo di arnica, artiglio del diavolo o altre tipologie di oli non è molto raccomandato, così come quello del ghiaccio (dal refrigerio prettamente momentaneo).
In alcuni casi viene consigliato assoluto riposo per ridurre l’infiammazione, ma è bene sottolineare che per una corretta guarigione è necessario riprendere l’attività fisica in modo da rimettere in moto le strutture muscolo-tendinee.
Ecco perché la fisioterapia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento della borsite trocanterica, dato che educa il paziente nel gestire al meglio l’esercizio mirato all’incremento delle capacità a carico dell’apparato muscolo-tendineo. Il fisioterapista, in pratica, suggerisce al paziente come modificare le attività quotidiane per evitare movimenti e posizioni che provocano dolore e aumentano i carichi di compressione sui tendini interessati.
Generalmente, una terapia fisioterapica efficace punta a ripristinare il movimento articolare, la lunghezza muscolare e la tensione a riposo, la forza e la resistenza, la propriocezione, l’equilibrio e la deambulazione. Successivamente, si passa a una fase preventiva, durante la quale il fisioterapista può decidere di potenziare alcuni muscoli per modificare o ripristinare postura e capacità di movimento.
A volte vengono consigliate iniezioni di corticosteroidi per risolvere il problema ma, stando ai fatti, possono ridurre il dolore sul momento senza dare risultati a lungo termine. Tra l’altro, svanito il dolore il paziente potrebbe riprendere a compiere determinati movimenti prima del previsto, andando così a peggiorare il quadro clinico. Le infiltrazioni di cortisone, quindi, andrebbero eseguite solo nel caso in cui il dolore diventasse insopportabile e si rivelasse l’unica alternativa per evitare di farlo diventare invalidante. In alternativa, si possono assumere farmaci antinfiammatori (FANS).
L’intervento chirurgico, invece, dovrebbe essere preso in considerazione solo come ultima spiaggia e nel caso in cui i trattamenti fisioterapici e farmacologici non andassero a buon fine. Si possono eseguire:
- bursectomia, cioè la rimozione della borsa;
- riparazione della lesione tendinea;
- osteotomia riduttiva del gran trocantere;
- release della bandelletta ileo-tibiale.
In ogni caso, a seguito di qualunque intervento la fisioterapia è fondamentale per una guarigione corretta e duratura.
Prevenzione
In generale ma soprattutto per i pazienti che hanno già sofferto di borsite la prevenzione è fondamentale, dato che è l’unico modo per evitare che la patologia si ripresenti. Ecco qualche indicazione utile:
- evitare di fare pressione sui gomiti quando ci si appoggia a un tavolo/una scrivania;
- indossare specifiche imbottiture per proteggere le ginocchia;
- piegare le gambe quando ci si alza o si solleva un carico;
- evitare sforzi eccessivi e sollevare carichi troppo pesanti;
- correre e camminare su superfici adeguate;
- fare un buon riscaldamento prima di fare esercizio fisico;
- mantenere una postura corretta;
- non compiere movimenti ripetuti o mantenere la stessa posizione troppo a lungo;
- evitare il sovrappeso corporeo.
Avere un contatto diretto con il proprio fisioterapista di fiducia e seguire le sue indicazioni è semplicemente indispensabile per evitare ricadute e mantenere un ottimo stato di salute.
Categoria Articolo: Fisioterapia Parma