Pubalgia

Pubalgia, sintomi e cure: ecco cosa bisogna sapere su tale disturbo

Che cos’è la pubalgia? Il termine viene utilizzato in campo medico per indicare una sindrome caratterizzata da un dolore più o meno intenso e prolungato nel tempo che interessa la regione inguinale e pubica alla quale si può aggiungere un fastidio avvertito nella fascia interna delle cosce. Si tratta di una vera e propria mioentesite ovvero di una infiammazione muscolo-tendinea che interessa le inserzioni di diversi muscoli a livello della sinfisi pubica quali:

  • adduttori
  • pettineo
  • piramidale
  • retti addominali
  • addominali obliqui
  • trasverso addominale

I tipi di pubalgia: quanti ne esistono in campo medico?

Quanti tipi di pubalgia sono stati riconosciuti? Il disturbo che affligge soprattutto gli sportivi dal punto di vista clinico può presentarsi sotto forma di tre tipi diversi tra loro. Quali?

  1. Tendinopatia inserzionale. Si tratta di un tipo di pubalgia causata da microtraumi ripetuti a carico dei muscoli adduttori della coscia e dei muscoli addominali.
  2. Sindrome sifisiaria. Essa viene causata dalla disfunzione a livello della sinfisi pubica che a sua volta causa una instabilità del bacino. Tale tipologia di pubalgia si presenta soprattutto nelle donne in gravidanza a causa di cambiamenti interni per far posto al feto e dell’ingrandimento della pancia con il conseguente cedimento della sinfisi pubica.
  3. Sindrome della guaina del retto addominale. Tale tipologia si presenta soprattutto negli sportivi e in particolar modo nei calciatori. Essa viene causata dalla forte tensione degli addominali per colpa del tiro di un calcio potente contro qualcosa.

Pubalgia sintomi

Con quali sintomi si presenta una pubalgia? Il quadro clinico dei pazienti che presentano tale problema è caratterizzato dall’avvertimento di un dolore più o meno intenso e prolungato nel tempo e da una certa impotenza funzionale.

Il dolore della pubalgia si manifesta, in maniera più acuta, dopo un movimento specifico e può compromettere anche le normali attività di vita quotidiana come: camminare, vestirsi, ma anche salire e scendere le scale.

Inizialmente il dolore viene avvertito soprattutto nella zona pubica, ma pian piano esso si irradia nella faccia antero-mediale della coscia e a volte anche in sede retropubica.

Durante un esame clinico per scoprire se il paziente ha la pubalgia si può riscontrare la contrattura della muscolatura adduttoria.

Pubalgia: le cause dell’insorgere del problema

Quante e quali sono le cause della pubalgia? Alcuni studiosi pensando di averne individuate ben settantadue. Nonostante ciò la maggior parte delle volte che un paziente richiede cure per la pubalgia la causa scatenante principale riguarda un eccessivo sforzo dei muscoli adduttori della coscia e degli addominali combinati a microtraumi ripetuti, come ad esempio cambi repentini di direzione, torsioni, corsa, movimenti improvvisi e violenti. Per chi pratica sport, pertanto, e in particolar modo per chi pratica il calcio e si allena duramente per ottenere ottimi risultati, soffrire di tale disturbo è davvero molto semplice.

Tra le altre cause, invece, si possono ravvisare:

  • patologie alla schiena
  • disfunzione dei muscoli addominali e degli adduttori
  • artrosi all’anca e agli arti inferiori
  • presenza di malattie infettive
  • disfunzioni uro-genitali
  • una cattiva postura
  • la malocclusione dei denti

Insomma le possibili cause sono davvero numerose. Ciò che è chiaro è che a soffrire di pubalgia possono essere soprattutto gli sportivi e i cultori del fitness oltre che le donne incinte.

Come avviene la diagnosi

Come avviene la diagnosi? Dopo che il paziente si è rivolto al proprio specialista di fiducia, dopo un obiettivo generale, il medico può richiedere test clinici ad hoc per individuare l’origine del problema. Con la consultazione di immagini radiologiche si possono mettere in evidenza eventuali rotture o alterazioni del pube, del bacino o del femore. Attraverso una ecografia invece si possono escludere la presenza di un’ernia inguinale ed evidenziare zone di flogosi e ematomi.
Grazie, infine, alla risonanza magnetica si può inoltre scandagliare la situazione ossea, ma anche lo stato di salute di muscoli e tendini..

Come curare la pubalgia: i trattamenti possibili

Come curare la pubalgia? Quali trattamenti sono a disposizione dei pazienti per alleviare loro il dolore avvertito? Coloro i quali avvertono un dolore molto acuto e non riescono a svolgere le azioni di vita quotidiana devono assolutamente rimanere a riposo e sottoporsi a terapia medica a cui segue quella fisioterapica.

È importante premettere che ancor prima di mettere in atto qualsiasi tipo di terapia occorre che il paziente stia a riposo perché solo così il dolore può diminuire significativamente. Successivamente si può puntare sulla riabilitazione attraverso esercizio fisico ad hoc. Ogni trattamento, ogni esercizio prescritto deve però essere deve personalizzato in base al livello del paziente sia che esso sia un atleta professionista, sia che non lo sia.

Nelle situazioni in cui si parla di pubalgia cronica invece oltre alle terapie mediche si ricorre anche al recupero funzionale grazie ad un’attività fisica mirata ad allungare la muscolatura adduttoria sia tradizionale attraverso l’utilizzo di esercizi propriocettivi mono e bipodalici su varie superfici da eseguire a occhi aperti e chiusi, e soprattutto attraverso il potenziamento dei muscoli retroversori del bacino, mettendo particolare attenzione agli addominali.

Sia nei casi meno gravi che in quelli dove il dolore è più acuto, inoltre, i trattamenti farmacologici a disposizione di ogni medico comprendono l’utilizzo di farmaci anti-infiammatori non steroidei e steroidei per controllare il dolore e l’infiammazione acuta. Le eventuali infiltrazioni, invece, riguardano iniezioni di corticosteroidi o gel ricco di piastrine nel muscolo retto addominale o nell’origine dell’adduttore lungo.

Chi cura la pubalgia: ecco a chi rivolgersi

Chi cura la pubalgia, a chi occorre rivolgersi se si soffre di questo doloroso disturbo? Sicuramente ad un fisioterapista che può articolare il percorso terapeutico in due fasi e portare sia la persona comune che l’atleta a tornare in forma e a riprendere, nel minor tempo possibile, lo svolgimento delle azioni quotidiane.

Spetta al fisioterapista pertanto stabilire come controllare il dolore e l’infiammazione grazie all’utilizzo di tecniche di massoterapia e trattamenti elettromedicali come: laserterapia, tecarterapia, onde d’urto e ipertermia.

Tocca poi al fisioterapista organizzare un vero e proprio iter riabilitativo adatto alla storia clinica del paziente utilizzando tecniche di terapia manuale, manipolazione fasciale e esercizi di riabilitazione funzionale mirati sulle possibilità del singolo paziente. Solo un professionista in fisioterapia può predisporre un piano ad hoc per il rinforzo della muscolatura addominale soprattutto del retto addominale, ma anche per l’allungamento e rilassamento degli adduttori della coscia oltre che per il rinforzo degli adduttori della coscia con esercizi eccentrici e concentrici ed il conseguente rinforzo degli addominali.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma