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Coxalgia: cause, sintomi e trattamenti del dolore all’anca

La coxalgia, più comunemente conosciuta come dolore all’anca, è una condizione abbastanza diffusa che, in base alla causa scatenante, può rivelarsi più o meno grave e debilitante.

Il dolore può essere causato da diversi fattori e avvertito sia a livello inguinale (sotto la coscia), sia sulla parte esterna della coscia. In alcuni casi, può essere accompagnato da altri sintomi, come:

  • rigidità articolare;
  • zoppia;
  • arrossamento e/o gonfiore locale;
  • indolenzimento.

Nel caso della coxalgia è molto importante risalire alle cause, perché potrebbero celarsi problematiche muscolo-tendinee, alterazione degli elementi osteo-articolari o, addirittura, patologie sistemiche.

Quali sono le cause del dolore all’anca?

Come accennato, la coxalgia (o dolore all’anca) può scatenarsi a seguito di diversi fattori. Le cause più comuni sono le seguenti:

  • tendinite del muscolo medio gluteo: consiste in una patologia solitamente da sovraccarico funzionale legata a un’eccessiva attività fisica. La tendinite del muscolo medio gluteo, infatti, coinvolge principalmente gli sportivi che sfruttano prevalentemente gli arti inferiori (come nuoto, corsa e ciclismo). In questo caso, il tendine di inserzione del muscolo medio gluteo transita proprio in prossimità dell’articolazione dell’anca e si aggancia al grande trocantere;
  • artrosi dell’anca: conosciuta anche come coxartrosi, si tratta di una condizione infiammatoria cronica che prevede la degenerazione progressiva delle cartilagini articolari che rivestono la testa di acetabolo e femore. In pratica, la cartilagine si assottiglia e l’osso sottostante rimane più esposto alle infiammazioni. A lungo termine, inoltre, la coxartrosi potrebbe provocare la formazione di osteofiti intorno all’articolazione, cioè piccole escrescenze ossee che impediscono la normale funzionalità articolare. A favorire l’artrosi dell’anca subentrano fattori quali invecchiamento, sedentarietà, sovrappeso, anomalie congenite dell’articolazione, fratture e/o infezioni precedenti e osteonecrosi;
  • trocanterite: detta anche borsite trocanterica, consiste nell’infiammazione della borsa sinoviale che si trova sopra il trocantere del femore, cioè una prominenza ossea laterale in cui si intersecano i tendini di alcuni muscoli che consentono il movimento di anca e coscia. La trocanterite provoca dolore soprattutto durante la notte e può derivare da diversi fattori, come traumi da caduta, contusioni e attività sportive che sollecitano ripetutamente i muscoli coinvolti;
  • frattura dell’anca: consiste in un grave infortunio che si verifica, di solito, a seguito di rovinose cadute a terra, incidenti stradali, traumi sportivi o urti diretti al fianco. Sono principalmente esposte le persone affette da osteoporosi, quindi gli anziani;
  • artrite reumatoide: è una patologia sistemica cronica di stampo autoimmune che colpisce le articolazioni infiammando inizialmente la membrana sinoviale e, successivamente, danneggiando le superfici e le cartilagini articolari;
  • artrite settica: si tratta di un processo infiammatorio che coinvolge un’articolazione, accompagnato da un’infezione – solitamente – di natura batterica;
  • lesione del labbro acetabolare: quest’ultimo è un anello di fibrocartilagine che accerchia il perimetro dell’acetabolo e favorisce il collegamento con la testa del femore. Il labbro acetabolare si può lesionare a seguito di alterazioni strutturali, infortuni e processi degenerativi;
  • conflitto femoro-acetabolare: conosciuto anche come impingement femoro-acetabolare, consiste in una sindrome dolorosa causata da un’anomalia strutturale a carico dell’acetabolo o della testa del femore, oppure di entrambi.

Oltre a queste cause principali, possono dare origine a dolore all’anca anche le seguenti condizioni:

  • osteomielite;
  • osteonecrosi;
  • sciatica;
  • borsite dell’ileo-psoas;
  • meralgia parestesica.

Inoltre, subentrano anche alcuni fattori di rischio molto rilevanti nel caso della coxalgia:

  • obesità o sovrappeso;
  • età avanzata;
  • sedentarietà;
  • sport da contatto;
  • osteoporosi.

Quali sono i sintomi e le complicazioni della coxalgia?

In base alla causa scatenante, il dolore all’anca può manifestarsi a livello dell’inguine, sulla zona del gluteo o sulla parte esterna della coscia. Inoltre, il dolore può essere intenso e acuto, oppure rivelarsi sordo e cronico; anche in questo caso dipende dalla causa.

Nella maggior parte dei casi, il dolore all’anca è associato ai seguenti sintomi:

  • rigidità articolare;
  • zoppia;
  • ridotta mobilità dell’articolazione dell’anca;
  • indolenzimento a livello dell’anca;
  • arrossamento, gonfiore e/o senso di calore nella zona dell’anca;
  • difficoltà o impossibilità a dormire su un fianco;
  • dolore alla parte anteriore del ginocchio e/o della coscia;

Quando all’origine della coxalgia si trova una causa importante, come l’artrosi o una frattura, o quando non si interviene adeguatamente, il dolore all’anca può peggiore al punto da rivelarsi estremamente debilitante, impedendo al soggetto colpito di poter svolgere anche le più normali attività quotidiane (come salire/scendere le scale).

Come si ottiene la diagnosi di coxalgia?

Per ottenere una diagnosi certa di coxalgia è necessario rivolgersi a uno specialista, come gli ortopedici del Poliambulatorio FisioOneCare di Parma, che sottoponga il paziente a visita ortopedica e, quindi, a un’accurata anamnesi e a un attento esame obiettivo.

Durante l’anamnesi, il medico pone delle domande al paziente in merito ai suoi sintomi, al suo stile di vita, all’attività sportiva praticata, al lavoro svolto e alla sua storia clinica. Con l’esame obiettivo, poi, l’ortopedico chiede al paziente di compiere determinati movimenti per stabilire se la sintomatologia è correlata a una disfunzione articolare.

Successivamente, è opportuno proseguire con il supporto della diagnostica per immagini, che consente di valutare lo stato di salute dell’articolazione dell’anca e di tutti gli elementi muscolo-tendinei a essa associati. Tra gli esami utili in tal senso rientrano:

  • risonanza magnetica;
  • raggi X;
  • ecografia;
  • TAC;
  • esami del sangue.

Come si cura il dolore all’anca?

Il trattamento per la coxalgia dipende esclusivamente dalla causa scatenante e dalla sua gravità. Se per alcune condizioni, infatti, può essere sufficiente un trattamento conservativo combinato, in altri casi si rivela indispensabile la chirurgia.

Trattamento conservativo per il dolore all’anca

Quando il dolore all’anca è causato da un trauma sportivo, da una caduta o da un urto accidentale e, quindi, si ha a che fare con una causa lieve, allora è possibile procedere con un approccio conservativo, che prevede:

  • astensione da tutte quelle attività che provocano dolore;
  • assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per alleviare il dolore e lenire l’infiammazione;
  • terapia fisioterapica, preferibilmente eseguita presso un centro specializzato come il Poliambulatorio FisioOneCare di Parma, basata su esercizi di mobilità articolare, di rinforzo e stretching dei muscoli dell’anca;
  • applicazione di impacchi di ghiaccio sulla zona dolente.

A questi rimedi, poi, il medico potrebbe aggiungerne altri in base alle caratteristiche del singolo paziente; in alcuni casi, per esempio, potrebbe essere utile controllare il peso corporeo, perché le condizioni di obesità o sovrappeso possono peggiorare sia la sensazione dolorosa, sia la patologia in sé.

Un approccio di tipo conservativo potrebbe rivelarsi utile in quelle condizioni di dolore all’anca causate da:

  • artrosi dell’anca di grado lieve-moderato;
  • trocanterite;
  • tendinite del medio gluteo;
  • conflitto femoro-acetabolare a uno stadio iniziale.

Trattamento chirurgico del dolore all’anca

La coxalgia richiede l’intervento chirurgico quando l’articolazione dell’anca presenta danni strutturali gravi, che le impediscono di funzionare correttamente. Al contempo, la chirurgia si rivela utile anche nei casi in cui il paziente non risponda positivamente al trattamento conservativo e continui ad avvertire dolore.

Le tecniche chirurgiche impiegate sono l’artroscopia e l’artroplastica a cielo aperto: la seconda è più invasiva della prima, quindi ciascuna è indicata per casi molto diversi tra loro.

Generalmente, l’intervento chirurgico si rivela necessario in presenza delle seguenti condizioni:

  • artrosi dell’anca di grado avanzato;
  • conflitto femoro-acetabolare di stadio avanzato;
  • lesione del labbro acetabolare;
  • frattura dell’anca.

In ogni caso, è sempre consigliato rivolgersi a ortopedici specializzati, come i professionisti del Poliambulatorio FisioOneCare di Parma, in modo da ottenere una diagnosi accurata e procedere con il trattamento più adatto ed efficace alle proprie esigenze.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma