Scoliosi: come riconoscerla e trattarla
Con il termine “scoliosi” (a differenza della lordosi e della cifosi) si indica una deformità della colonna vertebrale che inizia a comparire nell’età dello sviluppo scheletrico, quindi dalla nascita fino ai 18 anni. Si manifesta come una deviazione laterale della colonna con una rotazione sul suo asse che, di conseguenza, può provocare una deformità a curva singola o doppia.
La scoliosi non è determinata necessariamente da patologie congenite o sindromiche tanto che, in età pediatrica, può comparire anche in soggetti perfettamente sani.
In base alla zona interessata, esistono diverse tipologie di scoliosi:
- scoliosi lombare;
- scoliosi dorso-lombare;
- scoliosi dorsale;
- scoliosi cervico-dorsale.
A sua volta, la scoliosi con una curva primaria (70%) può essere:
- scoliosi dorsale o toracica (circa il 25%);
- scoliosi dorso-lombare (circa il 19%);
- scoliosi lombare (circa il 25%);
- scoliosi cervico-dorsale (circa l’1%).
La scoliosi con doppia curva primaria (30%), invece, può essere:
- scoliosi dorsale e lombare (circa il 23%);
- scoliosi con doppia curva toracica;
- scoliosi toracica e toraco-lombare.
Nel 70-80% dei casi la scoliosi è idiopatica, quindi insorge senza una vera e propria causa; nel restante 20-30%, invece, si tratta di scoliosi congenite o acquisite (dopo un trauma, un’infezione o per via dell’artrite).
La principale causa, in ogni caso, è da ricondurre allo squilibrio tra lo sviluppo scheletrico e quello muscolare; proprio per questo motivo la scoliosi idiopatica insorge prevalentemente in età infantile e durante l’adolescenza, cioè quelle fasi della vita in cui l’accrescimento osseo è decisamente più elevato.
Inoltre, i dati riferiscono che le femmine sono più soggette rispetto ai maschi e che i figli di madri scoliotiche hanno una probabilità 10 volte maggiore rispetto al normale di contrarre la stessa patologia.
Scoliosi in età pediatrica
Come accennato, la scoliosi idiopatica compare principalmente in età pediatrica e con la crescita tende a peggiorare fino a provocare deformità importanti, non solo a livello estetico, ma anche fisico: a parte il dolore cronico, una curvatura eccessiva può deformare la gabbia toracica, diminuire lo spazio a disposizione dei polmoni e comprometterne il corretto funzionamento.
Principali cause di scoliosi
Le cause della scoliosi, quindi, possono essere differenti: se in molti casi si tratta di scoliosi idiopatica, e quindi senza effettiva causa, possono subentrare fattori legati all’ereditarietà e ad abitudini quotidiane scorrette. Inoltre, esistono tipologie di scoliosi derivanti da altre malattie:
- scoliosi congenita: è presente fin dalla nascita ed è causata da una o più malformazioni delle vertebre, che si presentano fuse tra loro oppure incomplete;
- scoliosi neuromuscolare: deriva da patologie neurologiche come paralisi cerebrale e distrofia, che generano gravi deficit dei muscoli paraspinali, cioè quelli che aiutano a mantenere la colonna perfettamente dritta;
- scoliosi associata a sindromi genetiche: si tratta nello specifico di deformazioni causate da sindrome di Down, sindrome di Marfan e neurofibromatosi;
- scoliosi degenerativa: si presentano in età adulta e provocano la progressiva degenerazione dei dischi intervertebrali.
Diagnosi di scoliosi nel bambino
L’identificazione di una scoliosi idiopatica avviene, di solito, in occasione di una normale visita pediatrica; spesso sono proprio i genitori ad accorgersi di una curvatura anomala della colonna vertebrale, oppure può essere l’insegnante di educazione fisica a sollevare il problema.
La diagnosi, in ogni caso, avviene attraverso l’ausilio di diversi test ed esami:
- test di Adam: il bambino, in piedi, flette il tronco in avanti formando un angolo di 90° con il bacino, senza piegare le ginocchia. Osservando la schiena in questa posizione il medico è in grado di rilevare eventuali sporgenze delle coste su un lato un’asimmetria delle anche oppure una differenza di altezza tra le scapole;
- radiografia: si esegue nel momento in cui la prima visita ha rilevato la presenza di scoliosi, dato che consente di misurare la curva e il grado di rotazione delle vertebre;
- misurazione dell’angolo di Cobb: avviene su una radiografia della colonna intera in proiezione antero-posteriore. Se si individuano angoli <10° non c’è da preoccuparsi; con angoli compresi tra i 10° e i 20° si ha una scoliosi lieve; un angolo >20°, invece, indica una scoliosi da trattare.
La radiografia deve comprendere anche il bacino, così da permettere al medico di poter stimare l’età ossea del paziente analizzando il grado di ossificazione. Fino a quando ci sarà crescita, infatti, la curva scoliotica potrebbe progredire ed è importante, quindi, conoscere l’età ossea per valutare la durata e l’efficacia di un eventuale trattamento.
Diagnosi nell’adulto
Anche nel caso degli adulti un’anamnesi approfondita e compiuta da uno staff specializzato, come quello presente al centro fisioterapia di Parma, è fondamentale per inquadrare la gravità della scoliosi e determinate il processo terapeutico più adeguato.
L’esame obiettivo del rachide si compie in posizione eretta per valutare specifici segni:
- spalle a diversa altezza;
- bacino sbilanciato e una o entrambe le scapole prominenti;
- anca sollevata;
- inclinazione della postura da un lato;
- asimmetria dei triangoli della taglia.
Molto importante anche nei pazienti adulti la ricerca del gibbo, cioè della sporgenza: il paziente si fa flettere in avanti, in modo da analizzare la colonna vertebrale in una posizione appropriata.
Come trattare la scoliosi
Una scoliosi lieve, quindi con un angolo di Cobb <20°, può essere trattata in modo conservativo attraverso ginnastica posturale e fisioterapia mirata, quindi sotto la supervisione di un fisioterapista professionista.
In presenza, invece, di una scoliosi con angolo di Cobb >20° è necessario l’utilizzo di corsetti: ne esistono numerose tipologie, ciascuna mirata alla correzione di una determinata curva scoliotica e modellata su misura sul paziente. Si rivelano estremamente efficaci e devono essere sostituiti spesso, almeno ogni 4-6 mesi, in modo da adattarsi alla crescita del paziente.
I modelli di corsetti più diffusi sono:
- corsetto Milwakee: rientra tra i primi modelli brevettati per il trattamento della scoliosi e serve per le curve toraciche alte, dove altri modelli si rivelano inefficaci;
- corsetto Lionese: prende il nome dall’omonimo trattamento, che consiste nel correggere le curve scoliotiche attraverso corsetti in gesso che vengono modificati nel tempo per poi mantenere un corsetto statico;
- corsetto Cheneau: viene prescritto per il trattamento di scoliosi a livello toracico e lombare;
- corsetto Boston: indicato nel trattamento delle scoliosi lombari;
- corsetto ART: un’evoluzione del lionese, che coniuga l’azione correttiva del gesso alla tutorizzazione del corsetto stesso.
Per far sì che il corsetto si riveli efficace deve essere indossato almeno 18 ore su 24 e può essere accompagnato da esercizi correttivi e mirati al rinforzo muscolare. Gli adolescenti possono compiere qualunque sport, anche tenendo indosso il corsetto.
Sicuramente sono indicati esercizi di ginnastica posturale che favoriscono l’autocorrezione del tronco, nonché il mantenimento attivo dei muscoli e una buona forma fisica. Agli adolescenti ancora in fase di sviluppo, in particolare, sono consigliati sport asimmetrici come nuoto, atletica, ginnastica, pallavolo e basket che coinvolgono tutti i muscoli del corpo e contribuiscono a un loro sviluppo contemporaneo e armonioso.
Quando è necessaria la chirurgia
Il trattamento della scoliosi con i corsetti è estremamente efficace, anche su ragazzi con curve fino ai 35° Cobb. In presenza, invece, di curve superiori ai 35°-40° Cobb è necessario l’intervento chirurgico correttivo.
Quest’ultimo utilizza due barre appositamente realizzate che de-ruotano e spingono la curva scoliotica verso una linea retta sfruttando l’azione delle singole vertebre di viti (peduncoli) che vengono inserite all’interno delle ossa vertebrali. La correzione viene stabilizzata attraverso una fusione ossea delle vertebre coinvolte chiamata artrodesi.
L’intervento dura in genere 5 ore, con un ricovero ospedaliero di circa 7 giorni. Dopo l’operazione il paziente può rimettersi in piedi e camminare in piena autonomia nell’arco di pochi giorni, ma per le prime settimane deve indossare un corsetto per tutelare la corretta formazione di una fusione ossea completa.
Categoria Articolo: Scoliosi