Il reflusso gastroesofageo può dipendere anche da cause extra-digestive. L’osteopatia aiuta a ridurre i sintomi e migliorare il benessere.

Come trattare il reflusso gastroesofageo con l’osteopatia

Quando si parla di reflusso gastroesofageo si tende a pensare a un disturbo di competenza prettamente gastroenterologica; chi ne soffre, quindi, si rivolge a un gastroenterologo per scoprire la causa e trovare la soluzione più adatta ai propri sintomi e alle proprie esigenze.

Sicuramente è questo il percorso giusto da seguire, ma a volte il reflusso gastroesofageo può dipendere da cause non strettamente gastroenterologiche, che possono quindi essere risolte anche con interventi diversi, come quello osteopatico.

Nello specifico, il reflusso gastroesofageo consiste in un disturbo che comporta la risalita del contenuto acido dello stomaco fino all’esofago, provocando sintomi quali acidità, bruciore di stomaco e rigurgito. Può essere passeggero, così come può sfociare in una vera e propria patologia dalle complicazioni anche gravi. Se nelle forme più lievi si può intervenire semplicemente cambiando alimentazione e stile di vita, i casi più gravi richiedono specifici trattamenti farmacologici. Inoltre, come accennato, il supporto di un osteopata specializzato in disturbi digestivi, come i professionisti del Poliambulatorio FisioOneCare di Parma, può rivelarsi tanto utile, quanto risolutivo.

Quali sono le cause del reflusso gastroesofageo?

Le cause del reflusso gastroesofageo possono avere natura diversa; nella maggior parte dei casi, la colpa è da imputare all’incontinenza del cardias (che separa lo stomaco dall’esofago), che non si chiude come dovrebbe e lascia che il contenuto gastrico risalga. I motivi per cui questa valvola non funziona correttamente sono svariati:

  • assunzione di alcuni farmaci, che tra gli effetti collaterali hanno la riduzione della pressione del cardias, come nel caso di antidolorifici, sedativi, anestetici e antidepressivi;
  • presenza di ernia iatale, cioè di una piccola parte dello stomaco che risale nel torace attraverso il diaframma e altera le funzionalità del cardias;
  • movimenti peristaltici esofagei anomali, non collegati alla deglutizione ma provocati dalla distensione gastrica.

Oltre al malfunzionamento del cardias, un’altra importante causa di reflusso gastroesofageo è la permanenza prolungata del cibo nello stomaco. Questa condizione, chiamata “rallentato svuotamento gastrico”, può avere origine da:

  • abitudini alimentari scorrette, come il consumo eccessivo di cibo, caffè, cioccolata, alimenti grassi e bevande gassate;
  • stile di vita poco salutare, come masticare troppo in fretta o coricarsi subito dopo aver mangiato.

Le cause del reflusso gastroesofageo non finiscono qui, anzi, esistono ulteriori fattori di rischio:

  • gravidanza, per via degli sbalzi ormonali e della pressione sullo stomaco da parte del feto;
  • obesità o sovrappeso, sempre per via della pressione sullo stomaco dovuta al peso eccessivo (oltre che alla quantità di cibo ingerita);
  • condizioni di stress, che spesso accentua la sintomatologia;
  • abuso di alcol e sigarette, che favorisce il rilassamento dei muscoli posti all’estremità inferiore dell’esofago compromettendo la stabilità del cardias.

Inoltre, il reflusso gastroesofageo manifesta una certa familiarità, quindi è possibile che un paziente accusi i sintomi tipici proprio perché un parente prossimo è affetto dallo stesso disturbo. Non si esclude, quindi, la predisposizione genetica tra le cause principali.

Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?

Quando insorge, il reflusso gastroesofageo comporta un gran numero di sintomi; in primis la pirosi, cioè la sensazione di bruciore a livello retrosternale, seguita dal rigurgito, cioè dal ritorno in bocca o in gola di contenuto acido. Al contempo, è possibile avvertire anche salivazione eccessiva e dolore toracico.

Se questi sono i sintomi tipici, ne esistono altri meno comuni, come:

  • nausea;
  • vomito;
  • difficoltà a deglutire;
  • singhiozzo;
  • gonfiore gastrico;
  • asma;
  • raucedine;
  • tosse cronica;
  • laringite.

In merito alle sue manifestazioni, il reflusso gastroesofageo può presentarsi in modo continuativo durante la giornata, oppure a intermittenza e in determinati momenti, come al risveglio, subito dopo i pasti o durante la notte. Proprio per questo, talvolta i sintomi possono condizionare il riposo notturno e incidere notevolmente sulla qualità della vita del paziente coinvolto.

Come si cura il reflusso gastroesofageo?

Il trattamento del reflusso gastroesofageo, quando in forma lieve, prevede 3 step fondamentali: la correzione dello stile di vita, una dieta equilibrata e, se necessario, una terapia farmacologica mirata e personalizzata.

In merito al trattamento farmacologico, esistono diverse classi di farmaci utili per contrastare le principali cause e alleviare i vari sintomi del reflusso gastroesofageo:

  • farmaci procinetici, che accelerano i tempi di svuotamento dello stomaco;
  • farmaci protettori della mucosa esofagea, che appunto proteggono la parete dell’esofago dall’attacco dei contenuti acidi;
  • i farmaci PPI (inibitori della pompa protonica) e gli antagonisti dei recettori H2, che riducono l’acidità delle secrezioni gastriche e impediscono che, in caso di reflusso, vadano a corrodere la mucosa dell’esofago.

Per quanto riguarda, invece, lo stile di vita potrebbe essere utile rivolgersi a un osteopata specializzato proprio nel trattamento dei disturbi digestivi. L’osteopatia ha sempre un approccio olistico nei confronti del corpo, quindi analizza il funzionamento generale dell’organismo e va a rintracciare possibili cause del disturbo anche in altre parti molto distanti rispetto alla collocazione del disturbo.

Lo stesso, quindi, vale anche per il reflusso gastroesofageo: cause e sintomi possono essere correlati a disfunzioni apparentemente scollegate che l’osteopata è in grado di individuare e trattare adeguatamente. Ecco perché gli osteopati del Poliambulatorio FisioOneCare di Parma sottopongono i pazienti che soffrono di reflusso a trattamenti personalizzati, che tengono conto dell’origine del problema, analizzando:

  • il sistema nervoso autonomo, attraverso i segmenti vertebrali che innervano lo stomaco e l’esofago;
  • il diaframma toracico;
  • disfunzioni strutturali a vertebre e costole, se presenti;
  • le vertebre dorso-lombari, cioè D10-L2-3;
  • le vertebre cervicali, cioè C3-4-5;
  • la pressione tra i vari diaframmi corporei;
  • i gangli del sistema nervoso autonomo;
  • le strutture viscerali, cioè stomaco, esofago, duodeno e tutti i rispettivi legamenti di connessione e sospensione;
  • la base del cranio, i rapporti tra occipite-atlante-epistrofeo e le eventuali compressioni al nervo vago.

Mettendo in atto specifiche tecniche viscerali, i nostri osteopati sono in grado di sciogliere le tensioni a livello del cardias, aiutando così l’organismo a ripristinare la corretta motilità intestinale e a ritrovare il normale equilibrio. Più nello specifico, le tecniche adottate:

  • favoriscono la corretta circolazione linfatica;
  • ripristinano l’equilibrio omeostatico;
  • normalizzano l’attività del sistema nervoso autonomo a livello della giuntura esofagea;
  • correggono le disfunzioni che alterano la normale reazione dell’organismo al reflusso.

Per avere successo, il trattamento osteopatico deve essere accompagnato da un’alimentazione corretta e uno stile di vita adeguato. Molto importante, inoltre, tenere a bada ansia e stress, due fattori che tendono ad aumentare la sintomatologia e, in alcuni casi, ad aggravarla.

Categoria Articolo: Fisioterapia Parma