Vertebroplastica cos e quando farla e riabilitazione

Vertebroplastica: cos’è, quando farla e riabilitazione

La procedura terapeutica principalmente utilizzata per il trattamento delle fratture vertebrali dolorose è la vertebroplastica, mini-invasiva ed eseguita in anestesia locale. Consiste nell’iniezione di un cemento osseo all’interno della vertebra fratturata attraverso un ago metallico che viene introdotto tramite guida da parte della tomografia computerizzata (cioè la TAC) o della fluoroscopia digitale.

Una volta iniettato, il cemento si diffonde in tutto il corpo vertebrale fratturato per solidificarsi in poco tempo, facendo così scomparire il dolore, stabilizzando la vertebra fratturata e riducendo il rischio di recidive.

Quando si effettua la Vertebroplastica

Come già detto, la Vertebroplastica si attua nel momento in cui bisogna trattare delle fratture vertebrali molto dolorose, come quelle provocate dall’osteoporosi, ma non solo; si rivela estremamente utile, infatti, per il trattamento di altre patologie che coinvolgono la colonna vertebrale, quali:

  • cisti ossee-aneurismatiche;
  • angioma sintomatico;
  • mieloma;
  • pseudoartrosi;
  • emangiomi;
  • metastasi;
  • tumori gigantocellulari.

Ovviamente, è sempre il chirurgo ortopedico a decidere se effettivamente sia il caso di trattare la patologia con la vertebroplastica o se procedere con terapie conservative e, quindi, non chirurgiche.

Sintomi delle fratture da compressione della colonna vertebrale

Nello specifico delle fratture da compressione della colonna vertebrale, cioè il caso in cui la vertebroplastica è quasi sempre necessaria e opportuna, si ha generalmente a che fare con traumi provocati dall’osteoporosi che non causano né dolore, né altri sintomi.

In presenza, invece, di fratture vertebrali multiple, potrebbe verificarsi una riduzione della statura e un incurvamento della schiena (cifosi o “gobba della vedova”). In alcuni casi, il soggetto non riesce a mantenere una posizione eretta e può manifestare difficoltà nel piegarsi, allungare il braccio, sollevare degli oggetti, salire/scendere le scale e camminare.

In altri casi ancora, poi, una frattura di questo tipo può provocare un forte dolore alla schiena, che può essere improvviso e lancinante o graduale e comunque doloroso. Il fastidio può rivelarsi lieve o intenso, oppure sordo e costante per acuirsi quando si cammina, ci si piega o si sta in piedi/seduti per molto tempo. Il dolore può anche interessare l’addome.

Solitamente, il dolore diminuisce dopo 4 settimane per sparire totalmente dopo 12 settimane circa.

Per quanto riguarda, invece, le fratture da compressione non provocate dall’osteoporosi, esse provocano un dolore improvviso e la zona interessata dalla frattura causa dolore alla palpazione. Talvolta, il dolore è accompagnato da spasmi muscolari.

La descrizione di questi sintomi può aiutare a capire se il dolore avvertito può essere riconducibile a una frattura vertebrale e, in tal caso, è consigliato avvertire immediatamente il medico per effettuare i dovuti accertamenti.

Come prepararsi all’intervento di vertebroplastica

Il paziente che dovrà sottoporsi a un intervento di vertebroplastica dovrà precedentemente eseguire esami specifici, finalizzati a evitare complicazioni durante e dopo l’operazione. Nello specifico si tratta di:

  • radiografia: permette di ottenere un’immagine delle parti del corpo attraverso i raggi X;
  • risonanza magnetica: consente al medico di acquisire immagini 3D attraverso processi biochimici;
  • TAC: le immagini si ottengono attraverso radiazioni.

Spetta al medico decidere, prima di procedere con l’intervento, a quali esami far sottoporre il paziente per andare sul sicuro.

La Vertebroplastica è dolorosa?

L’intervento di vertebroplastica è una procedura mini-invasiva che si svolge tramite anestesia locale, quindi il paziente non avverte alcun dolore. Un piccolo fastidio può essere generato dall’iniezione dell’anestesia stessa, ma niente di insopportabile. A fare la differenza, in ogni caso, è l’abilità del chirurgo ortopedico, per questo è molto importante rivolgersi solo a figure professionali e specializzate.

Rischi e controindicazioni della vertebroplastica

Esattamente come qualsiasi altra operazione chirurgica, anche la vertebroplastica presenta dei possibili rischi, così come delle controindicazioni.

Per quanto riguarda i rischi, i principali sono legati a un’eventuale fuoriuscita del materiale sintetico iniettato nel canale vertebrale e utilizzato per la ricostruzione delle vertebre fratturate. Potrebbero verificarsi, in alcuni casi, ematomi endocanali che possono poi provocare paraplegia e insufficiente respiratoria acuta.

È opportuno specificare che le complicanze insorgono nel momento in cui non vengono utilizzate apparecchiature di alta qualità e all’avanguardia, oppure se a eseguire l’intervento è un medico non specializzato. Basta prestare molta attenzione a questi due aspetti per ridurre al minimo l’insorgenza sia di rischi, che di complicanze.

Riabilitazione post vertebroplastica

Il recupero non solo fisico, ma anche sociale, familiare e professionale a seguito di un intervento di vertebroplastica dovrebbe iniziare il prima possibile, già durante il trattamento acuto. Spesso, infatti, il paziente inizia la riabilitazione in corso di degenza ospedaliera.

Iniziare immediatamente la riabilitazione post-operatoria permette di ideare un percorso personalizzato, che riesca ad aiutare anche i pazienti più compromessi. Proprio per questo, e soprattutto in presenza di lesioni multiple, è opportuno integrare già nelle prime fasi la pianificazione riabilitativa che dovrà svolgersi in ricovero, in ambulatorio o presso il domicilio del paziente.

Obiettivi della riabilitazione

Nel momento in cui il fisioterapista pianifica un percorso riabilitativo per il paziente appena sottoposto a un intervento di vertebroplastica, fissa anche determinati obiettivi che devono essere chiari e raggiungibili fin da subito.

In cima alla lista si trova il massimo miglioramento delle funzionalità iniziali, cercando di ripristinarle completamente. In presenza di disabilità o alterazioni permanenti, tutto ciò che riguarda l’attività professionale o la vita quotidiana deve essere ripreso il più velocemente possibile.

Il fisioterapista, quindi, si occuperà di trattare i seguenti punti:

  • riduzione del dolore;
  • riduzione dell’edema;
  • stabilizzazione della zona lesa e dei segmenti adiacenti;
  • ripristino della postura fisiologica e della mobilità;
  • adottare un comportamento ergonomico;
  • autosufficienza e indipendenza nelle attività della vita quotidiana;
  • integrazione professionale e sociale;
  • sviluppo di un concetto post-terapia.

Inoltre, considerato che le fratture a carico delle vertebre avvengono solitamente in occasione di incidenti gravi che, in molti casi, determinano un cambiamento significativo nella vita di una persona, è consigliato affrontare la riabilitazione con il supporto di uno psicoterapeuta, in grado di aiutare il paziente sia nell’elaborazione del trauma, sia nel reintegrarsi completamente a livello sociale, familiare e professionale.

Altro aspetto da tenere in considerazione è, poi, il dolore cronico: nella maggior parte dei casi, infatti, la cronicizzazione del mal di schiena deriva più da fattori psicologici che fisici, il che implica la presenza di un professionista a lungo termine.

Misure terapeutiche nelle fratture vertebrali

Entrando nello specifico del lavoro del fisioterapista che si occupa del trattamento di un paziente che ha subìto una vertebroplastica, le sue attività solitamente sono le seguenti:

  • terapia del dolore:
    • mobilizzazione passiva, assistita e attiva:
    • sollievo dal dolore;
    • attivazione della circolazione;
    • aumento della forza resistente generale e locale;
    • regolazione del tono muscolare;
    • stabilizzazione segmentaria attiva;
    • training propriocettiva per l’aumento della consapevolezza del corpo e della sensibilità allo stress;
    • attivazione e rafforzamento dei muscoli indeboliti;
    • miglioramento delle capacità di coordinamento;
    • ripristino e ottimizzazione di pattern motori complessi.
  • terapia fisica:
    • massoterapia;
    • termoterapia endogena;
    • tecarterapia;
    • laserterapia;
    • crioterapia con e senza ultrasuoni;
    • elettroterapia;
    • magnetoterapia.
  • ortesi (busti, corsetti e altri tutori);
  • training sport specifico.

Convalescenza da vertebroplastica: cosa fare e non fare

Durante la riabilitazione e, quindi, la convalescenza è opportuno che il paziente riveda le sue normali abitudini quotidiane e presti attenzione a cosa fa e, soprattutto, come lo fa. In dettaglio:

  • busti e tutori vanno utilizzati nei tempi e nelle modalità indicati dai professionisti sanitari;
  • il riposo è fondamentale, quindi dormire in posizione supina è praticamente indispensabile;
    evitare di compiere movimenti veloci;
  • evitare sovraccarichi;
  • rinforzare il più possibile i muscoli addominali, in modo da far riposare la colonna.

Con questi accorgimenti e con il supporto di un valido fisioterapista, i pazienti riescono a rimettersi in forze in poco tempo e in modo ottimale; funzionale anche l’appoggio di amici e familiari che, soprattutto dal punto di vista psicologico, possono contribuire a una guarigione veloce e duratura.

Categoria Articolo: Schiena, Vertebroplastica