
Anna Tsygankova – Fisioterapia e Danza
Senza dubbio Anna Tsygankova non necessita di una presentazione: il suo curriculum parla per lei. Anna Tsygankova è prima ballerina al Teatro Nazionale Olandese dal 2007 ed oggi abbiamo l’opportunità di fare qualche chiacchiera con lei in occasione del suo breve soggiorno in Italia. Anna si trova in Italia per sottoporsi a qualche trattamento di terapia manuale. Il suo fidato fisioterapista (e osteopata !) è Luca Bertoli. Luca riceve i suoi pazienti presso il suo studio che si trova nella città di Parma e ha conosciuto Anna nel 2015 quando la ballerina era in tour in Italia insieme a Roberto Bolle. In quella occasione, i due si trovavano in città per un doppio spettacolo al teatro Regio, il teatro principale di Parma. Da quel momento fra Luca e Anna è nata una relazione professionale e anche se entrambi vivono in due diverse nazioni, ancora oggi si incontrano periodicamente.
Buongiorno Anna, è un piacere conoscerti. Che cosa significa la danza per te e soprattutto che cosa può ancora darti dopo così tanto tempo?
Fin da quando ho iniziato ad avere consapevolezza del mio corpo, quindi intorno ai 3 / 4 anni, ho sempre amato danzare. Ricordo che fin da quando ero piccola, tutti pensavano che sarei diventata una ballerina e che avrei fatto questo nella vita: danzare era ciò che più di tutto mi appassionava. Ammetto anche di essere stata fortunata per diversi motivi: per la mia genetica che, attraverso il mio corpo, mi permette ancora oggi di potermi esprimere al meglio delle mie possibilità, per le persone che ho incontrato durante il mio percorso e per alcune coincidenze e situazioni che mi hanno aiutata ad avere successo nel mio lavoro.
Che cosa mi da la danza?
Per rispondere a questa domanda faccio una premessa: esiste la realtà che appartiene al palcoscenico e quella che invece non appartiene al palcoscenico. Ecco, personalmente io non riesco a separare questi due modi di intendere la vita. Questo perchè ognuna delle due realtà risente dell’influenza dell’altra. Faccio del mio meglio per riportare all’interno del palcoscenico le emozioni della mia vita reale e allo stesso modo, quello che mi da la danza e lo spettacolo, quello che mi aiuta a crescere, fa parte anche della mia vita al di fuori della danza. Di conseguenza, non c’è modo di segnare un confine netto fra queste due realtà. La danza mi permette di vivere qualcosa di assolutamente incredibile perchè l’esperienza del teatro e del palcoscenico è qualcosa di completamente miracoloso, quasi divino, sacro. E’ il posto dove accadono i miracoli.
Hai raggiunto il livello più alto per un ballerino di danza classica. Che cosa implica essere una prima ballerina ?( Per quanto riguarda la competizione, la forma fisica e la salute)
Da quel che ricordo sono sempre stata una persona competitiva, fin da quando ero bambina. Chiaramente, la competizione nel nostro settore è una realtà oggettiva. Credo che la competizione possa dare il giusto stimolo fin dall’infanzia, tuttavia sono consapevole del fatto che questo possa creare diverse problematiche. Personalmente mi ritengo una persona molto fortunata da questo punto di vista: sono sempre riuscita a trovare il giusto equilibrio fra le difficoltà e miei punti di forza; sono sempre stata una persona molto consapevole delle mie capacità. Alcune persone credono che il fatto di non essere il “numero uno”, sia sinonimo di fallimento. Essere una persona competitiva significa invece prendere coscienza del fatto di non essere il numero uno e fare di questo un valore aggiunto che possa spingerti ad impegnarti e ad imparare sempre di più, fino a raggiungere il tuo vero obiettivo.
Poi però, ad un certo punto della propria vita, si raggiunge un livello di maturità tale da non sentire più il bisogno della competizione per migliorare te stesso: questo perché sei consapevole della persona che sei, delle tue abilità, conosci i tuoi punti di forza e le tue debolezze, a prescindere dal fatto che tu sia il numero uno, due eccetera. Personalmente, continuerò a lavorare e a migliorarmi, perchè questo è ciò che mi fa sentire bene con me stessa e credo che sentirsi bene con sé stessi significhi sentirsi bene con gli altri.
Pensi che la danza classica sia cambiata negli ultimi anni?
Assolutamente si. Credo che sia la normalità delle cose: tutti gli aspetti della vita sono soggetti al cambiamento verso il progresso e quindi anche la danza. Le tecniche di danza sono diventate molto più avanzate negli ultimi anni: vengono richiesti salti sempre più alti e giri sempre più complessi. Questo perché oggi giorno i ballerini di danza classica vengono paragonati sempre di più a dei veri e propri atleti sportivi, anche se io non sono completamente d’accordo con questo aspetto. Da un certo punto di vista, noi come tutti gli atleti, dobbiamo mantenere la nostra forma fisica e prenderci cura del nostro corpo.
Tuttavia, la danza è molto diversa dallo sport. Lo sport infatti, è fatto di risultati, di abilità fisiche, altezza, velocità, numeri. Nella danza, la ragione che ti spinge a dare il tuo meglio da un punto di vista fisico è completamente diversa; nella danza infatti, è tutto molto più collegato allo spettacolo, all’espressione, alla connessione tra te stesso e il tuo mondo interiore. Quello che voglio dire è che un ballerino non solo è tenuto a mantenere la propria forma fisica, ma è richiesto anche un determinato livello di arte, di cultura. Il corpo, la tecnica, rappresentano per un ballerino lo strumento attraverso il quale egli si esprime.
Un altro aspetto che trovo molto diverso ora rispetto a qualche anno fa, è l’importanza data al ruolo dei fisioterapisti e in generale a coloro che si occupano di salvaguardare la nostra salute. Oggi, queste figure, ricoprono un ruolo basilare all’interno di una compagnia: a loro infatti viene data la stessa importanza dei ballerini e sono parte integrante e fondamentale di una compagnia.
Se analizziamo invece la poca attenzione che i fisioterapisti ricoprivano fino a qualche anno fa, è evidente quanto i ballerini fossero trascurati e poco tutelati fisicamente, e come conseguenza di ciò, venivano sottoposti a sforzi fisici prolungati e dannosi per la loro salute. Oggi invece, grazie a questo progresso, siamo molto più consapevoli dei nostri limiti e soprattutto dei rischi ai quali la nostra salute va incontro se ci ostiniamo a sopportare il dolore fisico, e a differenza di quanto accadeva pochi anni fa, oggi sono gli stessi direttori delle compagnie, a consigliare di non trascurare il dolore fisico.
Se invece parliamo del dolore fisico che rientra nella normalità degli allenamenti e delle performance, il dolore buono diciamo, questo fa certamente parte della vita di un ballerino. Ecco che qui entra in gioco la disciplina che gioca un ruolo fondamentale: è indispensabile per mantenere un buon livello di costanza, e questo nella vita delle persone in generale non vale solo per noi ballerini.
In riferimento a tutta la tua carriera e a tutti gli spettacoli che hai tenuto in questi anni, qual è stato il ruolo che hai preferito e perché? E il più faticoso dal punto di vista fisico?
Ammetto che questa è una domanda molto frequente. Tuttavia, non posso dire di aver preferito un ruolo rispetto ad un altro. Questo perché personalmente penso che l’interpretazione di un ruolo vada al di là del personaggio stesso, faccio un esempio. A volte, mi è capitato di interpretare lo stesso ruolo a distanza di anni, ed è incredibile quanto lo stesso personaggio possa darti sensazioni completamente diverse fra di loro ad intervalli di tempo così lunghi. La danza è un’entità unica con la persona, e così come le persone cambiano, anche la danza è mutevole. Posso dire che ogni ruolo è il mio ruolo preferito nel momento stesso in cui lo interpreto, perché ogni ruolo in qualche modo è un contributo alla mia crescita sia come persona sia come artista.
Ci sono chiaramente alcuni spettacoli che sono legati in modo speciale alla mia carriera, come per esempio Swan Lake, che è stato il mio primo spettacolo all’età di 17 anni e che mi è rimasto impresso particolarmente e al quale sono profondamente legata. Altri spettacoli di repertorio classico ai quali sono particolarmente legata sono Don Quijote, al quale associo diversi ricordi relativi alla mia vita personale, e infine Giselle. Per quanto riguarda lo stile neoclassico credo di poter inserire nella mia “Top 2”: Cinderella di Christopher wheeldon e la Signora delle Camelie di John Neumeier. Tuttavia, come dicevo poco fa, amo tutto quello che danzo e non posso dire di avere delle vere e proprie preferenze.
Quanto impiega il tuo corpo a ripristinare le energie dopo un’esibizione?
Diciamo che non c’è una regola né un tempo fisso di recupero. Dipende da molti fattori. Durante il mio primo spettacolo, per esempio, ero piena di adrenalina. Nonostante avessi dormito poche ore e nonostante lo spettacolo fosse molto impegnativo, mi sentivo fisicamente bene, anche se oggettivamente non avevo avuto tempo a sufficienza per riposarmi.
Questo accade perché l’esperienza diretta sul palcoscenico, col pubblico, è completamente diversa dalle prove ed è diverso ciò che si prova durante la performance.
Durante il secondo spettacolo invece, non avevo tanta adrenalina come la prima volta. Nonostante avessi avuto la possibilità di riposare, il giorno dopo lo spettacolo mi sentivo come se non potessi camminare. E’ un vero mistero. Nessuno può rispondere a questa domanda!
A volte mi esibisco in alcuni spettacoli veramente duri e mi sento bene, altre volte in spettacoli meno faticosi e mi sento esausta. Dipende da tanti aspetti, lo stato d’animo e l’eccitazione con cui vivi l’esperienza, la routine nei giorni precedenti allo spettacolo, quanto hai dormito e cosa hai mangiato o bevuto durante quei giorni.
Personalmente, preferisco non mangiare prima di uno spettacolo, piuttosto scelgo un bicchiere di vino o di birra. Detto questo, non posso dire di aver trovato una routine fissa che mi permetta di recuperare le energie allo stesso modo dopo ogni esibizione, non esiste una regola, è sempre diverso e ancora oggi non ho trovato un modo che vada bene sempre.
Quanto è importante per te il fattore salute per ciò che riguarda il tuo lavoro? (per ciò che concerne la terapia manuale, la fisioterapia e l’osteopatia)
È fondamentale, in particolare l’osteopatia è la mia prima scelta. Mi sento molto fortunata ad aver incontrato Luca nel 2015 a Parma, quando mi trovavo in tour al Teatro Regio con Roberto Bolle. Fin da subito è nata una relazione professionale, una sorta di connessione, se così si può definire, fra professionista e paziente. Quando vivevo in Russia, mi sottoponevo a sedute di semplici massaggi. Poi per fortuna la scienza e la ricerca hanno sviluppato questa nuova tecnica di trattamenti manuali, nella quale l’approccio al paziente è completamente diverso.
Quando ho scoperto l’osteopatia ero positivamente stupita: è un modo molto consapevole di comunicare col corpo, e per un ballerino, la conoscenza la connessione col proprio corpo è di vitale importanza. Il trattamento di oggi, dopo due anni che non incontravo Luca, è stato molto intenso e profondo. Posso dire che era necessario, dopo così tanto tempo. Se potessi, mi piacerebbe poter accedere a trattamenti manuali di osteopatia ogni settimana, questo perché credo che senza salute e senza benessere fisico non si possa condurre una vita serena e felice.
Sappiamo che diversi fisioterapisti appartengono alla tua compagnia. Come mai periodicamente scegli di sottoporti a qualche trattamento qui in Italia da Luca ? Che cos’ha Luca che ti spinge a venire fino in Italia ?
Come dicevo prima, uno degli aspetti per me più importanti è il legame paziente-terapista. Nell’osteopatia ci sono diversi tipi di approcci e di metodologie, ma quello che io metto al primo posto è il fattore umano e la capacità di chi mi sta trattando di relazionarsi a me. Un altro aspetto che ricopre un ruolo fondamentale, è il fatto che Luca abbia già trattato delle ballerine prima di me. Questo perché noi ballerini abbiamo determinate caratteristiche fisiche che sono diverse dalle persone che non praticano la danza. Su di me l’osteopatia ha dei risultati grandiosi e al di là di questo, ci tengo anche a mantenere la nostra amicizia che dura da anni.
Per quello che riguarda le tue competenze che cosa distingue Anna dagli altri ballerini?
Anna differisce dalle altre ballerine per una qualità muscolare straordinaria che le consente grande rapidità e resistenza agli sforzi fisici.
Pensi che tutti gli atleti possano sviluppare questo tipo di peculiarità?
Tutti gli atleti possono migliorare le proprie prestazioni fisiche grazie ad allenamenti specifici, ma stiamo parlando di una dote innata che non è replicabile in chi non ne sua già in possesso. Credo che Anna avrebbe avuto successo in qualsiasi sport si fosse cimentata: sia per le qualità fisiche, sia per le doti mentali.
Perché Anna può tollerare il dolore meglio di tanti atleti professionisti ?
In questo onestamente credo che Anna non si differenzi tanto da altri ballerini top Level con i quali ho lavorato, perché la sopportazione del dolore è una caratteristica comune a gran parte di loro. Viene loro insegnata durante il lunghissimo e durissimo percorso di formazione. The show must go on. Potrei raccontarvi diverse storie di ballerini che hanno affrontato intere stagioni di spettacoli da infortunati, stringendo i denti, che sono venuti a farsi curare soltanto a stagione conclusa.
Se sei d’accordo ci piacerebbe soddisfare qualche curiosità riguardante la tua quotidianità
Com’è la tua giornata tipo? (Quindi a che ora ti svegli quanto ti alleni eccetera)
E’ molto variabile, nel senso che dipende dal tipo di spettacolo e di repertorio che sto preparando. Inoltre, la mia giornata tipo è cambiata moltissimo da quando sono diventata mamma. Fortunatamente, grazie al mio lavoro, non sono costretta a svegliarmi presto al mattino, quindi solitamente intorno alle 8 o alle 9. Solitamente non faccio colazione ma prendo un caffè, qualche volta mangio la nutella ( di cui sono ghiotta!!) e poi porto mio figlio a scuola. Successivamente mi reco alla mia lezione di balletto, che per noi ballerini rappresenta la routine di tutti i giorni, ma non prima di aver preso un altro caffè! Il mio allenamento inizia intorno alle 10 e finisce verso le 18; questo non significa che la lezione duri 8 ore, anche se a volte, per alcune performance, sono necessarie circa 6 ore di allenamento giornaliero. A metà giornata ho 45 minuti per il mio pranzo al quale spesso rinuncio per via del fatto che, se mi fermo, poi ho bisogno di riscaldarmi di nuovo. Non è una regola chiaramente dipende dai giorni, ci sono giornate in cui sono molto stanca ed altre in cui sono molto più emozionata e piena di energie per quello che sto facendo. Le mie giornate sono per questo molto variabili e flessibili e questo può dipendere da tanti fattori, ed è uno degli aspetti del mio lavoro che preferisco.
Com’è la tua dieta? C’è qualcosa che assolutamente non mangi in riferimento a quello che è il tuo lavoro e qualcosa della quale non puoi assolutamente fare a meno?
Personalmente, non posso fare a meno di mangiare carne. Ho vissuto un periodo della mia vita in cui ho scelto consapevolmente di eliminare questo alimento dalla mia dieta. Tuttavia, col tempo, ho dovuto reintegrare la carne all’interno del mio regime alimentare perché gli esami del sangue avevano riscontrato una carenza di ferro. Tuttavia, non posso dire che la carne mi faccia impazzire ma so di averne bisogno quindi, se posso in qualche modo sostituire questo alimento, allora preferisco evitarlo. In un futuro spero di riuscire a trovare una dieta abbastanza equilibrata, che mi aiuti a mantenere un buon livello di ferro e che mi permetta di eliminare completamente la carne. Il pesce e il riso sono due alimenti che sicuramente preferisco, anche se abitualmente preferisco non mangiare troppo. Quando devo esibirmi ad esempio, preferisco non mangiare nulla. Ancora un volta mi sento fortunata da questo punto di vista: alcuni miei colleghi, non possono fare a meno di mangiare qualcosa. Io invece, mi sento molto bene anche se sono affamata, mi da molta energia. Questo è un altro punto a favore della mia genetica!La cucina Italiana è ottima, ne sono innamorata, specialmente di quella mediterranea e della qualità dei vostri prodotti, della purezza e del sapore “puro” degli alimenti.
Qual è la cosa più bella di essere una prima ballerina? E la cosa più brutta?
Sicuramente uno degli aspetti migliori del mio lavoro è il senso di libertà che mi trasmette ed inoltre, l’opportunità di collaborare e condividere esperienze con artisti grandiosi. La parte che meno preferisco del mio lavoro è il fatto che passo molto tempo da sola e spesso non ho la possibilità di interagire con altre persone, soprattutto durante le prove e gli allenamenti. La danza mi tiene impegnata per una buona parte del mio tempo e quindi, essendo anche mamma, spesso sono troppo stanca per uscire. Non sono mai stata abituata ad uscire spesso la sera,a frequentare posti come club e discoteche, tuttavia a volte sento la necessità e il bisogno di stare un po’ di più in mezzo alle persone, che è forse quello che mi manca un po’ nel mio lavoro. Durante le prove infatti, le uniche persone con cui interagisco sono : me stessa, il mio partner e il mio coach. Quindi, fondamentalmente, due o tre persone. Tuttavia, questo mi aiuta a sviluppare una forma mentis che mi permette di convogliare tutte le energie verso me stessa.
Categoria Articolo: Danza